giovedì, Marzo 28, 2024

LAZIO, OPERAZIONE ANTICAMORRA, ESEGUITE 31 ORDINANZE DI CUSTODIA CAUTELARE

L’operazione ha riguardato, da una parte, alcune vicende delittuose inerenti alle attività interne alla famiglia Bidognetti, dall’altro alcune vicende estorsive commesse da affiliati militari del clan, operanti sul territorio. Gli arrestati sono stati ritenuti, a vario titolo, responsabili dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, ricettazione ed estorsione, delitti, questi ultimi, aggravati dal metodo mafioso. Le indagini si sono avvalse delle dichiarazioni di numerosissimi collaboratori di giustizia e delle imprescindibili attività di intercettazione (telefoniche, ambientali e telematiche), il tutto rigorosamente riscontrato dalle dichiarazioni rese, non senza timore, dalle parti offese e dai tradizionali servizi di polizia giudiziaria (osservazione e pedinamenti). Una prima parte dell’operazione ha riguardato – come sopra anticipato – il ristretto nucleo della famiglia Bidognetti. Le indagini hanno consentito di raccogliere gravissimi elementi di prova a carico delle due figlie e della nuora dello storico capo e fondatore, insieme a Francesco Schiavone detto “Sandokan”, del clan dei casalesi, Francesco Bidognetti, detto “cicciotto e mezzanotte”. Si tratta delle sorelle Bidognetti Katia, cl. 82’ (raggiunta da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere), e Teresa, cl. 90’, (quest’ultima sottoposta al regime degli arresti domiciliari, poiché in stato di gravidanza), nonchè di Verso Orietta, cl. 74’ (O.C.C. in carcere), moglie di Bidognetti Raffaele, detto o’Puffo, secondogenito di Cicciotto, anch’egli detenuto, tutte incensurate. Arrestato anche Bidognetti Vincenzo, detto “o’bellillo”, cl. 85’ che nonostante il cognome, non ha rapporti di parentela con la nota famiglia camorristica, unico, tra gli affiliati, ’autorizzato’ ad avere rapporti con le predette donne della famiglia Bidognetti e trait d’union tra queste ultime e gli altri affiliati. Le tre donne sono accusate, quindi, di aver assunto incarichi qualificanti il delitto di associazione mafiosa, quali: la distribuzione degli stipendi ai componenti della famiglia; l’assistenza economica e legale ai familiari in carcere; la veicolazione di direttive e comunicazioni “da e per” il carcere; il sostentamento, anche attraverso il reperimento di posti di lavoro, di familiari di associati liberi. Le stesse sono, altresì, accusate di ricettazione aggravata per aver goduto di uno stipendio mensile derivante dalle attività illecite del clan. Agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Formia (LT), invece, è stato condotto, perché accusato di partecipazione ad associazione camorristica ed estorsione aggravata, dai militari del Gruppo, Lubello Giovanni, ex marito di Katia Bidognetti. Questi ultimi sono accusati di estorsione aggravata dai metodi mafiosi in concorso tra loro per aver imposto somme di denaro loro non dovute, ai titolari al noto Resort di Cellole (CE), MAMA Casa in Campagna, imponendo loro l’acquisto di importanti partite di vino (20.000 euro) a prezzo decisamente maggiorato rispetto a quello di mercato, avvalendosi della forza intimidatrice che il solo nome Bidognetti ancora incute negli operatori commerciali dei territori controllati dalla citata organizzazione camorristica. L’attività di polizia giudiziaria è stata eseguita a Formia (LT), Casal di Principe (CE), Parete (CE) e L’Aquila.

Redazione
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