venerdì, Aprile 19, 2024

DROGA E TELEFONI NEL CARCERE DI REBIBBIA, ARRESTATE SEI PERSONE

L’attività investigativa, coordinata dalla D.D.A. di Roma ha fatto luce su un articolato sistema di introduzione e spaccio di cocaina, hashish e droghe sintetiche all’interno del Carcere di Roma Rebibbia.
Le indagini sono state avviate a novembre 2016, dopo gli arresti di altri sei soggetti eseguiti a Roma e Catania per una serie di estorsioni e rapine aggravate dal metodo mafioso, consumate nell’area Capitolina ai danni di un imprenditore operante nel settore dell’autonoleggio.
In particolare, il nuovo filone di indagine è stato avviato a seguito delle intercettazioni riguardanti i parenti di uno degli arrestati per estorsione.
Le attività tecniche e dinamiche e i riscontri effettuati hanno permesso ai Carabinieri di ricostruire l’attività di spaccio.
Alcuni indagati già ristretti in carcere, servendosi di telefoni cellulari illecitamente detenuti, ordinavano alle proprie mogli la quantità e la tipologia di sostanza stupefacente. Le donne, dopo aver reperito la droga sul mercato della Capitale, la introducevano all’interno del carcere occultandola nelle parti intime per eludere i controlli. La consegna avveniva durante i colloqui previsti per i familiari, ai quali le indagate partecipavano sempre in compagnia dei propri figli minori per destare meno sospetti.
Entrata nella struttura carceraria, la droga veniva smerciata al dettaglio ad altri detenuti con prezzi maggiorati rispetto a quelli praticati fuori dal carcere, fruttando così svariate migliaia di euro ai detenuti “pusher”.
La richiesta di narcotico è aumentata in maniera esponenziale, essendosi registrato, nel corso delle indagini, un incremento costante dei quantitativi di droga introdotti dalle donne in occasione dei colloqui con i loro parenti detenuti.
In talune circostanze, avendo notato la presenza di cani antidroga all’ingresso del carcere, le donne rinunciavano ad incontrare i mariti e tornavano a casa.
I Carabinieri di Via In Selci stanno eseguendo numerose perquisizioni presso le abitazioni degli arrestati e, con la collaborazione del N.I.C., le celle dell’istituto di Roma Rebibbia in uso ai detenuti coinvolti nell’indagine.

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Redazione
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