giovedì, Aprile 25, 2024

Roma, tre imprenditori arrestati per bancarotta fraudolenta

Roma – I Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, dopo accurate indagini, hanno disposto in mattinata gli arresti domiciliari nei confronti di tre imprenditori, Pierini Andrea, De Angelis Mauro e De Giovanni Fabrizio, perché responsabili in concorso del reato di bancarotta fraudolenta di una società, la “Valorizzazioni Immobiliari S.r.l.”, ditta che opera nel settore della costruzione di edifici residenziali con sede nella Capitale. I tre imprenditori, oltre ad avere precedenti specifici in materia di reati fallimentari, figurano nelle compagini sociali di numerose imprese, molte delle quali non hanno mai presentato dichiarazioni fiscali. In particolare, il De Angelis, funzionario di banca in pensione, ha nel tempo assunto cariche in ben 44 società, molte delle quali già fallite, mentre in altre rivestiva il ruolo di liquidatore. L’utilizzo “personalistico” delle partecipazioni societarie ha trovato conferma nella palese sproporzione tra i modestissimi redditi dichiarati dagli indagati e il loro elevato tenore di vita, dimostrato, tra l’altro, dal possesso di auto di lusso, tra cui una Jaguar, una Land Rover ed un Suv Infinity. Le Fiamme Gialle hanno dimostrato che il Pierini e il De Angelis, in qualità di rappresentanti legali pro tempore della fallita, in concorso con l’amministratore di fatto De Giovanni, hanno messo in atto una strategia criminosa finalizzata ad appropriarsi dei beni della società fallita, anche attraverso un’ulteriore società con sede a Londra, riconducibile ad uno degli arrestati, che ha acquisito ad un prezzo irrisorio la partecipazione più rilevante della stessa Valorizzazioni Immobiliari S.r.l..
Inoltre, i tre imprenditori, prima del fallimento, hanno tentato di vendere numerosi appartamenti di proprietà della società immobiliare, riuscendo ad intascare i corrispettivi dei contratti preliminari stipulati con gli acquirenti. È stato altresì accertato che gli indagati, oltre a non aver onorato i debiti fiscali e contributivi della società, per un ammontare complessivo di oltre 250.000 euro, non hanno pagato le cartelle esattoriali emesse nei confronti di altre società a loro riconducibili, gran parte delle quali fallite allo stesso modo; hanno distratto beni patrimoniali della fallita per circa 3 milioni di euro, corrispondente alla differenza tra l’attivo indicato nell’ultimo bilancio di esercizio ed il valore degli immobili di ancora di pertinenza dell’impresa. Ai protagonisti della vicenda è stata contestata anche la sottrazione della documentazione contabile della società, mai consegnata alla curatela, che – come si legge nel decreto del GIP – “rappresenta l’ovvio strumento per porre in essere le condotte utilitaristiche in favore dei soci ed in pregiudizio dei creditori”. L’operazione è stata eseguita nelle province di Roma, Milano e Terni con l’ausilio dei locali Reparti del Corpo.

Redazione
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