sabato, Aprile 27, 2024

Operai pagati 3 euro e 90 l’ora: caporalato a Tarquinia, quattro arresti

All’alba di questa mattina oltre 40 finanzieri del Comando Provinciale di Viterbo hanno eseguito a Tarquinia. 4 arresti, diversi sequestri preventivi per equivalente e 15 perquisizioni domiciliari e nelle aziende riconducibili agli indagati. Le misure sono scattate a seguito di soprusi e sfruttamento nei confronti di lavoratori costretti a tollerare un regime di vita insostenibile per garantire la propria sopravvivenza. Le indagini hanno portato alla luce un sistema perverso e spregiudicato di sfruttamento di operai impiegati in una nota azienda tarquiniese, operante nel settore metalmeccanico. Attraverso l’esecuzione di servizi di osservazione, l’esame di numerosissimi documenti contabili ed extracontabili, è stato accertato che oltre una settantina di lavoratori sono stati costretti a svolgere attività lavorativa non prevista dal contratto di lavoro sottoscritto percependo una misera retribuzione e senza diritto alle ferie e alla malattia retribuita, al trattamento di fine rapporto ed alla tredicesima, il tutto sotto la costante minaccia, sovente esplicita e violenta, di ripercussioni o di licenziamento. In particolare dall’attività investigativa è emerso che gli operai sono stati costretti ad accettare, visto il proprio stato di bisogno e l’assoluta precarietà della propria situazione economica, una retribuzione oraria di molto inferiore a quella prevista dal contratto collettivo di lavoro per i metalmeccanici (circa 3,90 euro a fronte di un importo previsto non inferiore agli 8,28 euro), nonché ad effettuare ore di straordinario pagate in modo irrisorio (circa 2,00 euro a fronte delle previste 12,42 euro) o addirittura, in alcuni casi, senza retribuzione. Inoltre, fin dalla stipula del contratto di assunzione “part time”, gli arrestati richiedevano ai dipendenti di sottoscrivere contratti che prevedevano attività lavorativa per sole quattro ore al giorno, a fronte delle effettive otto/dieci ore giornaliere pretese e li obbligavano a sottoscrivere, per avere maggior potere ricattatorio, lettere di licenziamento in bianco, rinvenute dai Finanzieri presso lo studio del consulente del lavoro a seguito di perquisizione. I lavoratori così erano continuamente minacciati di licenziamento, soprattutto quando si lamentavano dello sfruttamento di cui erano vittime e reclamavano il rispetto dei propri diritti. La condotta criminosa andata avanti per circa 9 anni non è cessata neanche dopo l’avvio dei controlli della Guardia di Finanza di Tarquinia nel 2016. Anzi, durante le investigazioni diversi sono stati i tentativi di ostacolare le indagini e di influenzare i testimoni. Tra questi la gravissima condotta del sequestro di persona, posto in essere da alcuni arrestati che non hanno esitato a prelevare con l’inganno un’operaia ed a condurla presso una casa isolata nelle campagne tarquiniesi dove è stata minacciata ed intimidita per farla desistere dal presentarsi dinanzi ai Finanzieri della Compagnia di Tarquinia. Alla vittima veniva anche sottratto materiale probatorio di rilevante interesse investigativo che poi veniva rinvenuto e sequestrato nel corso delle perquisizioni disposte dai magistrati. Le indagini hanno consentito, inoltre, di accertare anche un’ingente truffa ai danni dell’INPS. Infatti ogni due/tre anni i lavoratori venivano licenziati da un soggetto economico e contestualmente assunti da un altro soggetto economico, comunque riconducibile e gestito dagli stessi arrestati, ciò al duplice fine di privare i dipendenti del trattamento fine rapporto, visto che, sotto la minaccia della mancata riassunzione in capo alla nuova società, erano costretti a firmare liberatorie attestanti di aver ricevuto tutto quanto di loro spettanza e di non aver null’altro a pretendere; e beneficiare illegalmente delle agevolazioni contributive previste per le nuove assunzioni e per la trasformazione dei contratti di lavoro previste dalle leggi di stabilità 2014 e 2015. La complessiva attività investigativa svolta ha consentito di quantificare il profitto dei reati perpetrati in 1.227.252,00 euro, di cui circa 140.000,00 euro, corrispondente ai mancati versamenti dei contributi previdenziali ed assistenziali nonché ai fittizi licenziamenti/assunzioni, sono stati sottoposti a sequestro preventivo in virtù della nuova normativa in vigore. Infine l’intero complesso aziendale è stato affidato alla gestione di un amministratore giudiziario, a tutela delle posizioni lavorative. Due degli arrestati sono stati associati presso il Carcere di Civitavecchia, mentre altri tre sono stati ristretti agli arresti domiciliari a disposizione del Autorità Giudiziaria.

Redazione
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