sabato, Aprile 20, 2024

Roma, 2 misure cautelari nell’operazione Re di Roma

Roma – L’episodio risale a giugno scorso: un diciottenne si era riunitosi a cena con altri compagni di classe prima di sostenere l’esame di maturità; un po’ per gioco ed un po’ per idee politiche diverse, aveva poi staccato il lembo di un manifesto affisso dagli appartenenti a Lotta Studentesca, nei pressi della stazione della metropolitana di piazza Re di Roma.
Ripreso e postato su un social network da una delle compagne di classe, il filmato è stato visto da uno degli indagati, che, dopo aver minacciato la ragazza, aveva anche lanciato minacce al gruppo dei maturandi : “ ..Venite a Porta Metronia, vi faccio vedere io, come si staccano i manifesti“.
La ragazza, pur avendo immediatamente interrotto la comunicazione, non aveva pensato di avvisare il gruppo delle possibili ritorsioni.
I due indagati, in compagnia di altre tre persone, si sono così recati a piazza Re di Roma, dove pensavano stazionasse la giovane comitiva (tra cui il responsabile dell’ ”onta”) e proprio qui è scattato il raid punitivo.
Dapprima, hanno colpito il ragazzo che ritenevano fosse il responsabile, ingannati probabilmente dalla capigliatura stile rasta, hanno poi raggiunto l’intero gruppo, presso il quale il ragazzo si era rifugiato, e hanno ripetutamente colpito ancora una volta il primo giovane e poi anche l’autore della defissione del manifesto .
L’aggressione si è consumata alla presenza degli amici, che, tuttavia, non sono riusciti a contrastarla e, per paura a loro volta di essere picchiati, sono scappati, inseguiti ancora dal gruppo rivale, sia a piedi che in macchina.
Dalle sommarie informazioni raccolte dagli agenti della Polizia di Stato del commissariato San Giovanni, intervenuti sul posto, sembrava che l’autore delle lesioni patite dai due giovani, fosse uno solo.
Valutate le circostanze riferite, e le lesioni patite dagli aggrediti, medicati presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale San Giovanni, gli investigatori del Commissariato, coadiuvati dai colleghi della Digos, si sono persuasi che il racconto era lacunoso e che i testimoni, intimoriti, erano parzialmente reticenti.
Così, hanno deciso di approfondire gli accertamenti per fare piena luce su quanto accaduto.
A conclusione della complessa attività investigativa, che ha comportato l’escussione di numerosi testimoni, il monitoraggio di alcun social network, nonché l’elaborazione di un book fotografico, sono stati identificati tre dei cinque componenti del gruppo resosi responsabile della “spedizione punitiva“, finalizzata ad assumere il “controllo“ del Quartiere San Giovanni, due dei quali sono stati raggiunti dalla misura cautelare dell’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria, emessa dal Giudice delle Indagini Preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta del Procuratore della Repubblica titolare delle indagini.
L’autorità giudiziaria, per il terzo del gruppo, ha ritenuto di proseguire le indagini per accertare se il suo ruolo nell’aggressione sia da considerare più o meno marginale.

Redazione
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