sabato, Aprile 27, 2024

Omicidio Vannini, la rassegnazione della madre di Marco

CERVETERI – Marina Conte, mamma di Marco Vannini, è tornata a parlare con rassegnazione: «Sono agitata perché è un giorno che aspettavo da tanto tempo. Certo non è che mi aspetto che loro dicano la verità. Non l’hanno detta fino ad adesso, figuriamoci se la diranno domani. Sono molto curiosa di sapere cosa avranno da dire. Se parleranno. Perché non so neanche se parleranno. E’ tutto da vedere. Non mi aspetto niente di nuovo. Io vado avanti poi se parlano o non parlano è uguale. In fondo Marco non ci sta più. Nessuno me lo restituirà Confido solo nella perizia collegiale, dalla quale si saprà se Marco poteva essere salvato e una volta che sarà presentata si può dire che il processo è concluso. La verità non uscirà mai fuori». Un tragico caso quello di Marco Vannini, il ventenne che la notte del 17 maggio del 2015 fu ferito da un colpo di pistola all’interno della casa della famiglia della sua fidanzata, Martina Ciontoli, a Ladispoli, e che morì alcune ore dopo a seguito di una dolorosa e drammatica agonia. Oggi, presso la Corte d’Assise di Roma, si torna in aula. Una nuova tornata processuale, che vede imputati Antonio Ciontoli, la moglie Maria Pezzillo, i figli Martina e Federico accusati di omicidio volontario con dolo eventuale, mentre Viola Giorgini, fidanzata di Federico, che si trovava anche lei in casa quella sera, di omissione di soccorso. Nella precedente udienza, gli imputati, tramite i loro legali, si sono dichiarati disponibili ad essere esaminati e domani probabilmente si sottoporranno all’esame. In base a quanto emerge, quattro degli imputati (di cui non si sono specificati i nomi) hanno deciso di parlare. Sulla vicenda ci sono troppe ombre e tantissimi i dubbi che affliggono i genitori della vittima, che però hanno deciso di non arrendersi per restituire giustizia e verità a Marco.
«Mio figlio ce l’ho sempre vicino a me – continua mamma Marina – Mi dà lui tutta la forza e la calma per affrontare queste difficili giornate».
Marina è consapevole che la strada verso la verità è un percorso arduo e difficile.
«La verità sarebbe dovuta uscire fuori inizialmente – conclude la donna – Ma già all’epoca si erano preparati. Bugie su bugie, figuriamoci dopo 29 mesi. Sono andata al cimitero e davanti alla tomba di Marco dicevo: oggi sono 29 mesi esatti che stai dentro questo fornetto. E se in tutto questo periodo la verità non si è saputa, non si saprà mai».

Redazione
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