venerdì, Aprile 26, 2024

Roma, operazione “Connection house”: quattro arresti per sfruttamento della prostituzione

Al termine di un’articolata attività investigativa la Polizia di Stato ha eseguito quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre cittadine nigeriane di un italiano ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di tratta di esseri umani, immigrazione clandestina, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione nei confronti di una ragazza, anche lei originaria della Nigeriana, minorenne all’epoca dei fatti contestati. Proprio la denuncia della giovane vittima ha dato input all’indagine che ha portato a disarticolare un pericoloso sodalizio criminale. La ragazza ha raccontato di aver lasciato il suo Paese di origine, la Nigeria, convinta da una donna, sua connazionale, con la promessa, poi rivelatasi falsa, di un lavoro da parrucchiera in Italia e poi, costretta a prostituirsi in strada. In attesa di poter partire per l’Italia è rimasta in Senegal per otto mesi, dove è stata in una cosiddetta “connection house” gestita dai membri della dell’organizzazione che l’hanno costretta a prostituirsi. Durante l’indagine gli agenti sono riusciti a risalire all’abitazione nella quale la ragazza era stata portata una volta arrivata in Italia. Grazie a diversi servizi di appostamento e pedinamento non solo è stato possibile localizzare, con assoluta certezza, la casa dove la ragazza era stata ospitata, ma anche individuare i suoi sfruttatori, ricostruendo spostamenti ed abitudini. Grazie ad ulteriori accertamenti tecnici nei confronti degli indagati è stato possibile cristallizzare le movimentazioni di denaro derivante dallo sfruttamento sessuale della giovane vittima, costretta a consegnare tutti i guadagni giornalieri alla sua “maman”. Quest’ultima aveva convinto la giovane a partire per l’Italia con la falsa promessa di un lavoro e l’aveva costretta a sottoporsi a dei veri e propri riti di magia nera, con la minaccia di eventuali ritorsioni nei suoi confronti o nei confronti della sua famiglia in Nigeria. Proprio la minaccio dei riti voodoo rappresentava, per l’organizzazione criminale, la garanzia per la restituzione del “debito” tra la ragazza ed i suoi sfruttatori: sessantacinquemila euro, somma che la stessa maman, nigeriana, aveva indicato come costo per il viaggio in Italia e che la giovane vittima avrebbe potuto restituire solo dopo anni di prostituzione. Al termine delle attività tutti gli indagati sono stati associati presso le case circondariali di Regina Coeli e di Rebibbia a disposizione delle A.G.

Redazione
Redazione
La nostra linea editoriale è fatta di format innovativi con contenuti che spaziano dalla politica allo sport, dalla medicina allo spettacolo.

Articoli correlati

Ultimi articoli