giovedì, Aprile 25, 2024

Agraria Tarquinia, un terremoto politico senza precedenti

La battaglia per la guida dell’Università Agraria di Tarquinia si giocherà tra il candidato presidente Sergio Borzacchi, sostenuto da tre liste che fanno capo al centrodestra e il dottor Alberto Riglietti, sostenuto da una sola lista, Spazi Aperti. Forse.

Ancora oggi sono infatti rimasti tanti dubbi e interrogativi ai quali bisognerà rispondere nei prossimi giorni, di fronte ad una situazione politica caotica che non sembra avere precedenti nella storia di Tarquinia.

LA DEBACLE DEL PD. Il primo dato eclatante è che il Partito democratico non parteciperà alla competizione elettorale del 10 dicembre. I democrat non sono infatti riusciti a presentare una proposta unitaria per la carica di presidente dell’Università Agraria di Tarquinia. Una eventualità, l’assenza del Pd, che era già nell’aria. La notte antecedente alla presentazione delle liste, sulla quale in molti riponevano speranze, non ha infatti portato consiglio agli esponenti del Partito democratico alle prese con lacerazioni interne e conseguenti fughe dal partito. Strappi insanabili nei tempi ristretti imposti dalla convocazione delle elezioni da parte del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, nonostante i grandi sforzi del segretario Armando Palmini che aveva riaperto un dialogo anche con le forze moderate della coalizione dopo lo strappo del 2015 in seno allo stesso ente. A scandire un trend sempre più negativo per il partito democratico, in primis, la fuga dal gruppo dell’ex segretario Piero Rosati ma anche la lunga lista di scontenti, che vanno dall’ex sindaco Mauro Mazzola alla ex segretaria Maria Laura Santi. Le doglianze in seno al partito, maturate con le comunali di giugno, si sono poi amplificate con i risultati del congresso delle scorse settimane.

IL CASO RIGLIETTI. Pd a parte, il quadro per le elezioni del 10 dicembre non è ancora chiaro. Intorno alla figura di Riglietti, numero uno del "Cantiere della nuova politica" alle recenti comunali, ieri si è concentrata l’attenzione. Intanto la sua candidatura ha rappresentato una sorpresa per il leader dello stesso schieramento Gianni Moscherini ed ha sancito la rottura tra i due. La candidatura di Riglietti non sarebbe cioè stata concertata con lo stesso Moscherini che nei giorni scorsi aveva invece auspicato una proposta di candidatura unitaria in accordo con Renato Bacciardi. Progetto, quest’ultimo, tramontato nonostante i ripetuti annunci; con diversi personaggi di spicco, vicini sia a Bacciardi sia a Moscherini, confluiti all’interno di liste a sostegno di Borzacchi. Seconda cosa, Riglietti è consigliere comunale e avrà tempo sei mesi, in caso di elezione, per scegliere se rimanere in Comune o all’Agraria, per via della incompatibilità prevista dallo statuto dell’ente. Ma non solo. Un’ora e mezza dopo la chiusura delle liste è arrivato l’ennesimo colpo di scena (come se non ce ne fossero già abbastanza) con il tam tam di commenti alla notizia circolata nei corridoi della politica circa il rischio esclusione per la lista proprio di Riglietti a causa dell’assenza di alcuni documenti. Si parla dell’allegato 6, e sarà la commissione elettorale che si riunirà giovedì a fare chiarezza sulla questione. Il diretto interessato ieri è stato perentorio: «La nostra lista è stata accettata – ha detto Riglietti – con tanto di ricevuta di consegna». Il noto medico ha anche aggiunto le ragioni della sua scesa in campo: «Ho elaborato questa lista per dare dignità al paese e per garantire la democrazia di fronte al rischio di un ente governato senza alcuna opposizione». A sostegno di Riglietti subito Daniela Bordo, delegata della lista ‘’Spazi Aperti’’ che era in possesso dei documenti mancanti. La Bordo lancia accuse e non esclude di denunciare tutto ai carabinieri: «Alle 11,55 – racconta – mentre accedevo nella stanza dell’ufficio elettorale dell’Università Agraria di Tarquinia mi veniva «negato l’accesso chiudendomi categoricamente la porta in ‘’faccia’’ ». «C’erano molte persone all’interno e di conseguenza molto caos – afferma la Bordo -. Arrabbiatissima dopo un po’ sono entrata con determinazione consegnando i documenti mancanti al signor Riglietti, facendo pubblicamente presente che erano nella mia borsa per essere consegnati personalmente (essendo delegata di lista) entro le ore 12.00. Questo non è avvenuto perché mi è stato negato l’accesso. I fatti sopra elencati possono essere testimoniati da varie persone che hanno assistito in quel momento». E il caso è servito. Sarà quindi la commissione elettorale a passare al setaccio tutte le liste presentate ieri mattina e a sollevare eventuali eccezioni, su questo o altri eventuali casi, che poi dovranno essere vagliati dal prefetto. Al momento non si può fare altro che attendere – ancora – , la giornata di giovedì per avere maggiore chiarezza.

STRADA FACILE PER IL CENTRODESTRA. Intanto appare chiara la strada in discesa per il centrodestra, anche se resta il dubbio di cosa accadrà in caso di esclusione della lista di Riglietti, considerato che appare ambizioso il progetto per Borzacchi di raggiungere la soglia del 50% più uno dei voti, per rendere valida la competizione e scongiurare un nuovo commissariamento. Se Riglietti rimarrà della partita, invece, in caso di sconfitta a lui spetteranno cinque consiglieri.

LA RABBIA DEL PD E DEI MORI. Sul fronte Pd e MoRi, mentre si attendono posizioni ufficiali, i social segnano la rabbia. L’ex consigliere Daniele Ricci sentenzia: «Chi a suo tempo ha distrutto il Psi e il Pri è riuscito, con l’aiuto di nani e ballerine, a distruggere, a Tarquinia, anche il Partito Dremocratico». Frase secca per l’ex candidato sindaco Anselmo Ranucci: «Nella politica c’è un nuovo sport: il salta fosso». Dalle fila dei Moderati e Riformisti, Giancarlo Capitani analizza: «L’ 11 giugno scorso – scrive su Facebook -a Tarquinia c’è stato un terremoto politico. Il risultato è tutto scritto qui: chi è fuggito, chi è rimasto senza truppe , chi si è riposizionato e chi ha saputo costruire un percorso politico e oggi ne raccoglie i frutti. Basta prenderne atto».

IL FALLIMENTO DELLE LARGHE INTESE. Insomma bocconi amri per il centrosinistra, ma anche per il consigliere Gianni Moscherini che si era affidato alla conoscenza e all’esperienza di renato bacciardi per portare a dama un progetto di larghe intese fallito, almeno per ora. Lo stesso Bacciardi si è limitato a dire di aver lasciato i suoi liberi di scegliere cosa fare, quando, negli ultimi due giorno, ha capito che il progetto era irrealizzabile.

Si apre ora, inevitabilmente, una nuova stagione di ricostruzione politica, ma intanto si contano morti e feriti. (seapress)

Redazione
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