venerdì, Aprile 19, 2024

Operazione Druso e Extra Fines, arresti e sequestri di aziende per un valore di 7 mln di euro

Roma – Una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione mafiosa è stata emessa dal Tribunale di Caltanissetta nei confronti di un noto imprenditore siciliano, attivo nel settore ittico, business che aveva già attirato l’interesse della famiglia mafiosa di Cosa Nostra e in particolare del clan Rinzivillo. A seguito delle indagini svolte dalla Questura di Caltanissetta e dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, lo scorso 4 ottobre sono stati arrestati 36 soggetti, ritenuti responsabili a vario titolo di associazione di stampo mafioso, plurimi episodi di estorsione e detenzione illegale di armi, riciclaggio e reimpiego di proventi illeciti, intestazione fittizia di società e traffici di droga.
Le operazioni condotte dagli agenti di Caltanissetta e di Roma, hanno fatto piena luce su quelli che erano gli interessi criminali del clan Rinzivillo, pienamente operativo non solo in Sicilia, ma anche nel Lazio, nel Nord Italia e in Germania: ciò che è emerso è come il commercio del pesce risultasse uno dei principali settori di investimento degli illeciti proventi. Le indagini hanno consentivano di accertare, infatti, come Salvatore Rinzivillo avesse deciso di intraprendere un rilevante import-export di pesce tra la Sicilia, il Marocco, il Lazio e la Germania, coadiuvato dalla collaborazione con Francesco Guttadauro (già condannato per associazione mafiosa e figlio del noto medico Giuseppe Guttadauro, condannato anch’esso per associazione di stampo mafioso), titolare di attività commerciali in Sicilia ed in Marocco, dove dimorava, e ritenuto uno degli esponente di maggior rilievo di Cosa Nostra palermitana.
Per sviluppare l’attività imprenditoriale, il Rinzivillo si era avvalso di imprenditori organici al sodalizio mafioso, operanti attraverso imprese di cui lo stesso Rinzivillo era socio occulto o amministratore di fatto, fornendo loro capitali necessari all’operatività, insieme ad imprenditori che contribuivano al suo rafforzamento economico in cambio di vantaggi e profitti (in particolare, sia in termini di espansione sul mercato di riferimento che di limitazione della concorrenza).
Cosa Nostra ha dunque letteralmente mappato il territorio nell’ambito della commercializzazione del pesce in Sicilia: non solo infatti erano state evitate pericolose contrapposizioni, ma era stata imposta una “regola” in base alla quale era necessario pagare una cifra di denaro ai gruppi mafiosi locali per potersi approvvigionare di pesce.
Di qui i documentati contatti del Rinzivillo con altre famiglie mafiose siciliane per estendere il proprio commercio anche nel trapanese e nell’agrigentino: tra questi spicca certamente quello con Antonio Giovanni Maranto (capo della famiglia di Polizzi Generosa e anche lui arrestato lo scorso 4 ottobre) per ottenere l’autorizzazione affinché un commerciante ambulante di pesce potesse variare l’area territoriale di esercizio della propria attività.
L’odierno provvedimento di custodia cautelare riguarda invece l’imprenditore gelese Emanuele Catania, classe 1948, a carico del quale sono stati acquisiti significativi elementi indiziari tali da collocarlo (al pari dei congiunti imprenditori Carmelo e Angelo Giannone) tra i partecipi del sodalizio capeggiato dal Rinzivillo: Catania, infatti, aveva il compito di amministrare società e ditte individuali, tutte attive nel commercio all’ingrosso e al dettaglio di prodotti ittici. Quello tra Catania e i fratelli Rinzivillo è emerso come un “legame a doppio filo”, esistente da circa trent’anni: sono numerosi infatti i collaboratori di giustizia che hanno indicato il Catania come imprenditore al servizio del clan di Cosa Nostra, fin dai primi anni novanta. Una sinergia, questa, che trova fondamento in una duplice esigenza: quella del Catania di vedere salvaguardate le proprie imprese rispetto alle pretese estorsive del clan Emanuello, ma anche di ottenere l’intervento del clan Rinzivillo nei rapporti con altri imprenditori vicini ad altre famiglie mafiose siciliane, e quella del clan Rinzivillo di asservire alcune realtà commerciali locali per realizzare il riciclaggio dei proventi dei traffici di droga e delle estorsioni. Parallelamente all’arresto del Catania, le Fiamme Gialle di Roma e la Squadra Mobile di Caltanissetta hanno dato esecuzione al sequestro preventivo di una ditta individuale, nonché dell’intero compendio aziendale di altre tre società di capitali, tutte con sede a Gela, per un valore complessivo pari a circa 7 milioni di euro.

Redazione
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