giovedì, Marzo 28, 2024

Patti Smith, la poetessa del rock

di Alessandro Ceccarelli

Insieme a Lou Reed ha anticipato il fenomeno di rottura del punk, ha introdotto nel linguaggio del rock la cultura poetica seguendo la lezione di Bob Dylan e Jim Morrison. Stiamo parlando di Patti Smith, cantante, compositrice e poetessa, figura atipica e rivoluzionaria del rock e della new wave anni ’70. Il suo carisma e la sua forte personalità le hanno fatto guadagnare il soprannome di “Sacerdotessa maudit del rock”. La sua musica era caratterizza da una grande energia, da un forte impatto emotivo e da una notevole aggressività sonora. Contemporaneamente poteva stupire gli ascoltatori con ballate delicate e struggenti. Patti Smith è una delle figure più eclettiche e originali della musica statunitense degli ultimi quarant’anni. Nata a Chicago nel 1946, si trasferì a New York nel 1967. Il suo intento era quello di diventare poetessa e vivere di arte e cultura. I primi anni furono molto difficili soprattutto a livello economico. Spesso fu costretta a dormire sotto la metropolitana o sulle scale esterne degli edifici. Poi le cose cominciarono lentamente a migliorare. Lavorò prima come commessa in un negozio di libri, critica musicale e drammaturgia, poi riuscì ad entrare nel giro degli intellettuali newyorchesi come Andy Warhol, Sam Shepard, Lou Reed e Bob Dylan. Nonostante le difficoltà ha avuto sempre un rapporto intenso con New York, la città che l’accolse poverissima e che la trasformò in grande poetessa, artista e poi cantante. Ecco un suo ricordo: “New York mi affascina. Con me è sempre stata amichevole. Ho dormito nei parchi, nelle strade, e nessuno mi ha mai fatto del male. Vivere lì è come stare in una grande comunità”. Approdò al mondo della musica grazie ad alcuni personaggi importanti per la sua formazione: Tom Verlaine, Lenny Kaye e il grande John Cale, il primo produttore della cantante. Nel 1975 avviene il suo debutto discografico con “Horses” che arrivò al 47° posto in Usa nonostante non fosse affatto di facile ascolto. L’anno seguente fu la volta di “Radio Ethiopia” che andò male in patria mentre fu apprezzato in Europa. Patti Smith non era certo il tipo di artista capace di mediare con il mercato discografico. Nel corso della sua carriera ha sempre composto la musica che voleva, rifiutando ogni tipo di pressione o mediazione. Eppure con il successivo “Easter”, arrivò anche un certo riscontro di vendite.
Per il suo terzo album Patti Smith si affidò alla produzione del giovane Jimmy Lovine che aveva lavorato con Bruce Springsteen, John Lennon e Tom Petty. Per la registrazione del disco si avvalse di Lenny Kaye alle chitarra, Jay Daugherty alla batteria, Ivan Kral al basso e Bruce Brody alle tastiere. In più parteciparono i session Richard Sohl e Allen Lanier alle tastiere, John Paul Fetta al basso e Andi Ostrowe alle percussioni. Tom Verlaine curò gli arrangiamenti per il brano “We three”. Il successo dell’album è dovuto anche allo straordinario brano “Because the night” scritto insieme con Bruce Springsteen, una delle canzoni più celebri della carriera di Patti Smith. Il singolo arrivò al primo posto in Italia e Spagna, al sesto posto in Francia, all’ottavo in Belgio, al decimo in Canada e all’undicesimo negli Stati Uniti. Gli undici brani di “Easter” furono composti dalla Smith con la collaborazione di Lenny Kaye, Tom Verlaine e Ivan Kral nel corso del 1977. A differenza dei primi due album il suono e le composizioni sono meno dure e aggressive. La cantante smussa gran parte delle asprezze rock degli esordi, con brani rock’n’roll e alcune ballate melodiche con le tipiche sonorità del rock statunitense. Grazie alla sapiente produzione di Jimmy Lovine, le canzoni scritte da Patti Smith risultano più complesse anche per la maggiore presenza delle tastiere che arricchiscono il sound complessivo dell’album. Stilisticamente il terzo disco della Smith si avvicina ai primi di dischi di Springsteen come suono mentre ricorda molto la produzione solista di John Lennon per l’impegno pacifista. “Easter” fu pubblicato il 3 marzo del 1978 ed ebbe un buon successo di pubblico. Arrivò al 16° posto in Gran Bretagna, al decimo in Norvegia e al 20° posto negli Stati Uniti. Ormai Patti Smith era diventata una protagonista della scena rock internazionale.

Redazione
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