venerdì, Aprile 19, 2024

Ecco i finalisti del Maxxi Bulgari Prize

Entra nel vivo il Maxxi Bulgari Prize, il progetto del museo per il sostegno e la promozione dei giovani artisti che, grazie all’importante partnership con Bulgari, da quest’anno si rinnova, si rafforza e si proietta sulla scena artistica internazionale. Dall’1 giugno al 28 ottobre prossimi le opere dei finalisti di questa edizione – Talia Chetrit (1982), Invernomuto (Simone Bertuzzi, 1983 e Simone Trabucchi, 1982) e Diego Marcon (1985) – saranno esposte in una mostra al Maxxi a cura di Giulia Ferracci.
Scelti da una giuria internazionale composta da David Elliott curatore indipendente, Yuko Hasegawa Direttore artistico del Mot di Tokyo, Hans Ulrich Obrist Direttore Artistico della Serpentine Galleries di Londra, Hou Hanru Direttore artistico del Maxxi e Bartolomeo Pietromarchi Direttore del Maxxi Arte per la loro "consapevolezza del momento storico che stiamo vivendo e la capacità di espandere i confini del linguaggio artistico". I finalisti giungono dunque alla prova della mostra: sulla base delle opere esposte, il prossimo 13 ottobre 2018 la stessa giuria sceglierà e annuncerà il vincitore, la cui opera entrerà a far parte della Collezione Maxxi.
La mostra è stata inaugurata oggi da Giovanna Melandri, Presidente Fondazione Maxxi, Jean Christophe Babin, Amministratore Delegato del Gruppo Bvlgari, i giurati Yuko Hasegawa, Hou Hanru e Bartolomeo Pietromarchi, alla presenza dei tre finalisti. La mostra si avvarrà anche di un Comitato d’onore che contribuirà a valorizzare l’immagine del Premio nel mondo e di cui fa parte, insieme con Melandri e Babin, il regista Premio Oscar Giuseppe Tornatore. L’incontro tra il Maxxi, il primo museo nazionale italiano dedicato alla creatività contemporanea, e Bvlgari, da oltre 130 anni emblema di creatività ed eccellenza, era già avvenuto nel 2014, in occasione della mostra ’Bellissima. L’Italia dell’alta moda 1945-1968’, di cui la maison era main partner. Con il Maxxi Bulgari Prize si consolida questa partnership basata su valori comuni quali memoria, innovazione, passione, creatività e sperimentazione e sulla consapevolezza dell’importanza del sostegno alla cultura e del ruolo strategico dell’alleanza pubblico/privato. Perché, condividono Melandri e Babin, "sostenere i giovani talenti significa investire sulla creatività del nostro tempo e sul nostro futuro".
Dice Melandri: "Sono particolarmente lieta di questa mostra, per diverse ragioni. Il Premio rappresenta il nucleo fondante della collezione pubblica permanente del Maxxi, ’cuore pulsante’ del museo. Grazie al Premio, sono entrate in collezione opere di Vanessa Beecroft, Lara Favaretto, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli e molti altri. Oggi, grazie alla prestigiosa partnership con Bulgari, che ancora una volta ringrazio, il Premio diventa più grande e importante per noi. Con Bulgari, emblema di creatività e qualità italiane, abbiamo avviato una collaborazione di sei anni: un’alleanza strategica tra pubblico e privato per la cultura e per la giovane arte. Più volte ho definito il Maxxi ’laboratorio di futuro’ e questa mostra rispecchia appieno questa idea: i tre giovani finalisti, cui faccio i complimenti, rileggono, interpretano e ci aiutano a capire attraverso la loro ricerca artistica questo nostro tempo così complesso". Commenta Babin: "Siamo giunti alla prima edizione del Maxxi Bulgari Prize, un progetto in cui tutti gli artisti selezionati hanno realizzato opere che stimolano una profonda riflessione sulla realtà attuale attraverso una creatività originale ed audace, fuori dagli schemi. Questa stessa tensione alla sperimentazione è da sempre una parte importante del Dna di Bulgari. Siamo fieri di poter dare il nostro contributo allo sviluppo dell’arte contemporanea arricchendo la collezione permanente di un Museo come il Maxxi, punto di riferimento a livello internazionale e per la vita culturale della città di Roma. Questo Premio rappresenta un auspicio importante, poiché sostenere i giovani artisti emergenti significa investire in un futuro fatto di idee, talento e passione".
Nella Galleria 4 del museo, la mostra è allestita in un percorso fluido, una vera e propria immersione nell’universo artistico dei tre finalisti che propongono qui progetti inediti o di recente produzione che restituiscono le tante suggestioni del loro lavoro. Il percorso si apre con ’Invernomuto’ (Simone Bertuzzi, Piacenza 1983 e Simone Trabucchi, Piacenza 1982), scelto per "la ricerca su questioni sociali e politiche globali attuata tramite l’utilizzo sapiente di un immaginario influenzato da culture pop e dalla sottocultura, capace di rendere il suo lavoro personale e sincero". Il duo di artisti, entrambi vivono a Milano, presenta un’opera nuova e complessa composta da un film, un’installazione sonora, una scultura e un profumo, in quella commistione di linguaggi diversi che caratterizza la loro ricerca artistica. Un ambiente avvolto nella penombra ha come punto focale un grande schermo sagomato sul quale viene proiettato in loop il film ’Calendoola: SURUS’. Nel film si alternano immagini dal sapore antico, come il lento incedere di un elefante che sembra evocare il mito di Annibale, con altre girate sulla spiaggia di Sabaudia, dove si aggira un gruppo di figure inquietanti, simili a zombie. Immagini surreali cui fanno da sfondo una traccia audio con suoni in alta e bassa frequenza e una fragranza diffusa di sapore orientale. Completa l’installazione la scultura ’Z0α’, realizzata applicando materia plastica su un’opera originale di Mimmo Rotella, ’Replicante’ del 1990. Questo lavoro, alternando elementi storici e contemporanei, evoca una riflessione sulle diverse velocità della storia e sulle eredità colonialiste del mondo occidentale.
La mostra prosegue con Diego Marcon (Busto Arsizio, 1985), scelto “per aver adottato un approccio originale e poetico alla sperimentazione audiovisiva e all’uso dei generi cinematografici e per la rilettura critica di siti storici”. Marcon, che vive a Milano, presenta un nuovo lavoro, ’Ludwig’, un video proiettato a tutta parete realizzato con la tecnica Cgi (computer-generated imagery), utilizzata nella computer grafica per la resa degli effetti speciali digitali nel cinema, in televisione, nella pubblicità e nei videogiochi di simulazione. Il protagonista è un bambino che accende un fiammifero in uno spazio sospeso, che poi scopriremo essere quello di una nave in balia di una tempesta. Mentre il fiammifero si consuma, il bambino intona un canto con versi scritti dall’artista sulla disperazione e la fatica dell’esistenza finché il fiammifero si spegne e la musica si interrompe, per poi ricominciare in loop. L’implacabile reiterazione della scena genera un’atmosfera claustrofobica e ossessiva. La partitura per pianoforte e voce è di Federico Chiari, interpretata dalla voce solista Gianluigi Giosuè Sebastian Sartori, componente del coro delle voci bianche dell’Accademia teatro alla Scala. Questo lavoro approfondisce la sperimentazione di Marcon sull’immagine e la potenza evocativa di ciò che non è immediatamente visibile.
Conclude il percorso il progetto ’Amateur’ di Talia Chetrit (Washington D.C. 1982) scelta per “la sua capacità di reinventare l’uso della fotografia combinando linguaggi tradizionali e contemporanei nella sua interpretazione del rapporto tra corpo, sguardo e identità”. L’artista, che vive e lavora a New York, presenta un corpus di oltre 20 fotografie della sua produzione recente insieme a immagini provenienti dal suo archivio personale e un video di cui sono protagonisti i suoi genitori. Esplorando temi quali la spontaneità del soggetto di fronte al mezzo fotografico e il confine tra sfera pubblica e privata, Chetrit è spesso protagonista delle sue fotografie, come pure il partner, le amiche, i familiari, in un racconto sui misteri del corpo, l’intimità, l’adolescenza, la sessualità. L’immagine dei suoi genitori sulla spiaggia si alterna a ritratti e autoritratti intimi, a volte spiccatamente espliciti ed erotici, in cui utilizza il proprio corpo per minare le convenzioni dell’autoritratto e i suoi meccanismi di controllo. Chetrit mette in campo una complessa teatralità che esplora i confini tra il soggetto e lo spettatore, la vulnerabilità e l’esibizione.
Il Maxxi Bulgari Prize è un importante progetto per il sostegno e la promozione dei giovani artisti. Nasce in continuità con il Premio Maxxi, nucleo fondante della collezione del museo e trampolino di lancio per tanti giovani talenti (come Yuri Ancarani, Giorgio Andreotta Calò, Vanessa Beecroft, Lara Favaretto, Nico Vascellari, Francesco Vezzoli e molti altri) e ne rappresenta l’evoluzione.

Redazione
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