giovedì, Marzo 28, 2024

Processo Cucchi: emergono nuovi verbali falsificati

Nuovi verbali falsificati e nuove incongruenze spuntano al processo bis in prima Corte d’Assise sulla morte di Stefano Cucchi, il geometra di 31 anni deceduto all’ospedale Pertini di Roma il 22 ottobre 2009, sei giorni dopo essere stato arrestato per detenzione di stupefacenti. Nel procedimento sono imputati cinque carabinieri accusati a vario titolo di omicidio preterintenzionale, falso e calunnia.E’ stata ascoltata la testimonianza di Gabriele Aristodemo, in servizio alla stazione Appia all’epoca dei fatti. C’era anche lui al momento dell’arresto di Cucchi, con il carabiniere Francesco Tedesco, imputato con l’accusa di omicidio preterintenzionale insieme con i militari Alessio di Bernardo e Raffaele D’Alessandro. Con loro, sul banco degli imputati, anche il maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti comandante della stazione Appia, e i carabinieri Vincenzo Nicolardi e lo stesso Tedesco accusati di calunnia a tre agenti della Polizia Penitenziaria, poi processati e assolti. I riflettori si sono puntati sul verbale della perquisizione domiciliare effettuata a casa dei genitori di Cucchi subito dopo l’arresto. Nella copia acquisita nel 2009 non c’è la firma dell’arrestato ma nello stesso documento, acquisito dalla magistratura nel 2015, compare la dicitura ‘si rifiuta’. Non solo: anche sul verbale di arresto manca la firma di Cucchi. Aristodemo ha spiegato la stranezza dicendo che "è normale perché è un atto nostro". Lo stesso militare però, già ascoltato in aula nel luglio 2015, disse che all’epoca Cucchi si rifiutò di firmarlo. "Mi sbagliai, mi ero confuso" ha ammesso Aristodemo incalzato dal pm Giovanni Musarò.
Fra le altre incongruenze, poi sono emerse anche le preoccupazioni dei militari che cercavano di concordare una versione univoca da dare agli inquirenti, senza però sapere di essere intercettati. Aristodemo ha infatti in aula ribadito che, durante la perquisizione domiciliare, Stefano Cucchi era seduto sul divano ed era calmo. In una telefonata però intercettata nel 2015, D’Alessandro telefona proprio ad Aristodemo, che era presente nell’appartamento, per dirgli che si era ricordato che Cucchi cominciò a dare testate contro il muro e che per calmarlo dovettero ammanettarlo. Una versione inventata di sana pianta. "Quello che disse D’Alessandro non era vero, perché c’ero anche io lì" ha dovuto ammettere il militare ascoltato come testimone. Tra tanti ’non ricordo’, Aristodemo ha anche cambiato versione in merito alla condizione fisica di Cucchi quando lo hanno portato in caserma. Interrogato nel luglio del 2015, infatti, disse che il geometra 31enne non aveva segni sul corpo mentre oggi ha ammesso: "Era rosso sotto agli occhi".

Redazione
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