sabato, Aprile 20, 2024

Annullata la partita Argentina Israele

Cosa c’entra Lionel Messi con il muro tra Israele e Territori palestinesi? Molto più di quanto non sembri, e questo spiega come mai la partita, appena saltata, tra la nazionale dello Stato ebraico e l’Albiceleste sia divenuta un caso internazionale. Ma ancora prima un caso nazionale, tutto argentino. L’amichevole con Israele sarebbe stata l’ultima partita dell’Argentina prima dell’inizio dei mondiali in Russia, torneo che la vede tra i favoriti. Avrebbe dovuto svolgersi a Gerusalemme. La cancellazione è stata annunciata dalla Federazione Calcistica Argentina dopo che lo stesso premier israeliano, Benjamin Netanyahu, aveva tentato al telefono con il presidente argentino Mauricio Macri di superare le difficoltà. La sezione argentina della Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel (BDS) aveva chiesto fin da aprile alla nazionale del paese sud americano di non giocare, lanciando l’ashtag #ArgentinaNoVayas, “Argentina non andare”. Da parte sua lo stesso presidente della federazione calcistica palestinese, Jibril Rajoub, aveva invitato esplicitamente gli argentini a non giocare, altrimenti “milioni di tifosi palestinesi e arabi bruceranno la maglietta di Lionel Messi”. “Alla fine è stata fatta la cosa giusta”, ha osservato l’attaccante Gonzalo Higuain parlando ai microfoni della testata sportiva Espn. Il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman ha espresso il suo disappunto su Twitter: "È un peccato che l’élite calcistica argentina non sia stata in grado di resistere alla pressione di coloro che predicano l’odio verso Israele e il cui unico scopo è quello di violare il nostro diritto fondamentale di difenderci e distruggere Israele". Non sarebbe stato il primo incontro tra le due nazionali. Gli annali del calcio parlano di cinque precedenti di questo tipo. Le statistiche di 3 vittorie per l’Argentina, una per Israele, un pareggio e 6 gol israeliani contro 14 argentini. Quindi non si trattava di un problema sorto attorno all’incontro in sé. Le ragioni sono altre, e hanno un nome ben preciso: Gerusalemme.
La città è rivendicata, nella sua totalità, come capitale dallo Stato d’Israele, mentre le Nazioni Unite sono sempre rimaste fedeli alla formula della sua internazionalizzazione. I palestinesi protendono per la soluzione “una città due capitali”. Lo scorso maggio Donald Trump vi ha fatto spostare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv, Una decisione che ha scatenato un’ondata di violenze con decine di morti. Normalmente, le partite internazionali (coppe europee, qualificazioni dei mondiali) vengono disputate a Tel Aviv, nello Stadio Ramat Gan, che ospita 41.000 persone. Questa volta, per l’arrivo di una delle nazionali più blasonate della storia del calcio, si era optato per il Teddy Kollek, lo stadio di Gerusalemme, ben più piccolo (30.000 spettatori) e considerato di categoria inferiore. Nel settembre del 2016 la nazionale israeliana giocò contro quella italiana (1-3 il risultato finale) ad Haifa.

Redazione
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