giovedì, Aprile 18, 2024

Latina: maxi blitz contro la mafia dei rom

Due anni di serrate indagini, 25 arresti, in carcere e domiciliari, oltre 45 capi di imputazione, tra cui associazione mafiosa e l’impegno di 250 agenti della Polizia di Stato sono alcune cifre dell’operazione ’Alba Pontina’ che ha scoperchiato un’organizzazione criminale mafiosa autoctona rom nel territorio della città di Latina, guidata da Armando Di Silvio. Per la prima volta in territorio pontino viene riconosciuta l’esistenza di un associazione mafiosa autoctona, non legata a gruppi criminali siciliani, calabresi o campani. Gli arrestati, tra cui sette donne, sono ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, violenza privata, favoreggiamento, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reati elettorali, tutti aggravati dalle modalità mafiose. "Il risultato delle indagini e dell’operazione di stanotte è estremamente significativo ed importante – ha detto il procuratore aggiunto di Roma Michele Prestipino durante la conferenza stampa al Viminale – che testimonia l’attenzione della Dda di Roma, che ha competenza in tutta la regione Lazio, nei confronti del territorio di Latina e del sud pontino, da sempre considerato territorio critico, permeabile e nel quale si sono insediati nuclei e cellule criminali di stampo mafioso ma una è riuscita a spuntarla su tutti".
"Fino ad ora ci siamo misurati con gruppi criminali, per così dire, tradizionali: propaggini di ’ndrangheta e camorra, ma ora c’è una sorta di salto di qualità, tanto che ci siamo trovati davanti ad un gruppo del tutto autoctono, – spiega Prestipino – insediato da tempo nel territorio di Latina, creatosi a partire dal 2010 dopo una sanguinosa guerra tra diversi gruppi e quello dei Di Silvio ne è uscito vincitore, ottenendo così l’egamonia totale del territorio".
"Un’organizzazione con una grande capacità di penetrazione nel territorio e di controllo – continua Prestipino – grazie alla grande forza intimidatoria data anche solo dal nome Di Silvio. Una forza che ha determinato una forte omertà, data dalla paura, tra i cittadini e le vittime di estorsioni, atti intimidatori o altro. Tanto che per la prima volta sono stati sottoposti a estorsione anche professionisti, in particolare avvocati del foro di Latina. Questi hanno avvertito i propri organi di rappresentanza, l’ordine degli avvocati, e hanno collaborato alle indagini per smantellare tale organizzazione". "Dalle indagini – prosegue Prestipino – sono emersi una serie di reati in materia elettorale compiuti dal gruppo stesso e da soggetti che gravitavano intorno allo stesso. Reati sia di non particolare gravità, possiamo dire di manovalanza spicciola come l’attacchinaggio di poster elettorali fino a una vera opera di compravendita di voti. Voti che avevano un costo di circa 30 euro". E con trenta euro a preferenza il clan dei Di Silvio, cercò di influenzare il voto nelle elezioni amministrative del 2016 nei comuni di Latina e Terracina. Dalle indagini sono emersi casi di compravendita di voti: gli esponenti del clan avrebbero costretto dei tossicodipendenti a dare la propria preferenza in favore di alcuni candidati (poi non eletti) alle comunali di Latina ricevendo in cambio circa 30 euro a voto.

Redazione
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