venerdì, Aprile 26, 2024

ConfimpreItalia conferma la sua decisione e condivide la posizione del ministro Fraccaro. D’Amico: Non basta la sola abolizione del Cnel, servono risorse alle mpmi e una sede operativa per sviluppare le intelligenze italiane"

“Condividiamo pienamente la proposta fatta dal ministro per i Rapporti con il Parlamento e la Democrazia Diretta, Riccardo Fraccaro che ha chiesto l’abolizione del Cnel”. Con queste parole il Presidente di ConfimpreseItalia, Guido D’Amico, si schiera nel campo che condivide la fine di questo organismo, nato con mille ambizioni, e finito per essere solo un mondo molto distante dalle attuali dinamiche che regolano la società. Da molti anni il Cnel conserva la sua sopravvivenza grazie all’articolo 99 della Costituzione, che lo tiene fuori da una immediata cessazione del suo ruolo. Per chiudere questa esperienza, che ogni anno sottrae milioni di euro di risorse alla collettività, è necessario incardinare e portare a termine una riforma costituzionale. In tempi non sospetti, ConfimpreseItalia, su proposta del Presidente D’Amico, aveva auspicato che si arrivasse a questo provvedimento. Purtroppo la proposta, che doveva tramutarsi in azione legislativa e che era stata già condivisa da numerosi esponenti politici sia dell’attuale maggioranza che della passata opposizione rimase lettera morta. Il ministro Fraccaro la ripropone e ci auguriamo che sia la volta buona. In occasione dell’Assemblea nazionale del 2014 il Presidente D’Amico, come detto, aveva già proposto l’abolizione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, di fronte alle posizioni di condivisione che si erano manifestate in quelle ore da parte delle parti politiche presenti all’Assise, aveva parlato di un successo per la Confederazione “una vittoria non solo di ConfimpreseItalia ma di tutti i cittadini, perché eliminare il Cnel significa cancellare un organismo pletorico, fuori dalla storia, inutile e costoso”. D’Amico, nel suo intervento denunciava come non era più possibile sostenere organismi di nessuna utilità”. Ad oggi i costi per mantenere in vita il Cnel ammontano a oltre 20 milioni di euro l’anno. Non è più possibile sperperare tante risorse in tempi in cui le imprese sono ancora costrette a fare i conti con un crisi che sembra non finire mai. Oggi, alla luce di quanto dichiarato dal ministro Fraccaro, il Presidente di Confimprese Italia D’Amico rilancia e chiede di mettere immediatamente tra i punti qualificanti ed immediati dell’azione di Governo, l’abolizione del Cnel, destinando, con un atto trasparente, le risorse recuperate, (oltre 20 milioni di euro) al fondo per le Mpmi. Quanto poi a Villa Lubin (nella foto), sede della presidenza e del parlamentino del Cnel, potrebbe diventare un luogo simbolo e di condivisione tra tutti gli organismi di rappresentanza datoriale, sindacale, del mondo delle università e della formazione, da destinare allo sviluppo delle start up nazionali. Da qui potrebbe trovare ulteriore ossigeno l’intelligenza e l’innovazione per il Made in Italy. Per far questo, 20 milioni, potrebbero anche bastare. Fraccaro – chiude D’Amico- ha di che ragionare”.

Redazione
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