sabato, Aprile 20, 2024

I primi ricordi dell’infanzia: quattro volte su dieci sono falsi

Ci sono quelli che "il primo giorno d’asilo me lo ricordo come se fosse ieri". C’è chi "quel trenino ricevuto in dono per Natale praticamente me lo rivedo nelle mani". C’è perfino qualcuno pronto a giurare sul colore e il modello della carrozzina che lo trasportava da neonato: "Non me l’hanno riferito, non l’ho visto in foto, ce l’ho proprio qui davanti agli occhi". Bugia, anzi inganno della mente. Secondo uno studio inglese, il 40% di chi snocciola aneddoti della prima infanzia in realtà si sbaglia: un errore in buona fede, sostanzialmente inconsapevole, perché quella che viene vissuta come una memoria ’di prima mano’ nasce invece da informazioni frammentarie raccolte qua e là. Un filmino, il racconto di un parente o magari un’esperienza vera, spostata indietro nel tempo ma successiva.
E’ la conclusione alla quale sono giunti i ricercatori della City University di Londra, dell’ateneo di Bradford e della Nottingham Trent University in un lavoro pubblicato su ’Psychological Science’. Mentre la comunità scientifica è d’accordo nel fissare l’età dei primi ricordi intorno ai 3 anni, 3 anni e mezzo, nella sua indagine su 6.641 persone – descritta come "la più ampia" condotta sul tema – il team britannico ha rilevato che il 38,6% afferma di avere memorie risalenti a quando avevano 2 anni o anche meno, e 893 dichiarano ricordi del primo anno di vita o addirittura precedenti. Un ’vezzo’ particolarmente frequente tra gli anziani o i soggetti di mezza età.
Per metterli alla prova, gli studiosi hanno chiesto ai partecipanti all’indagine di dettagliare il loro primo ricordo d’infanzia. Precisando che avrebbero dovuto basarsi soltanto su ciò di cui avevano memoria diretta, ’depurando’ cioè i fatti da eventuali testimonianze rese da altri o attinte dai ricordi di famiglia. L’équipe ha poi analizzato il contenuto dei racconti, il linguaggio usato, le descrizioni fatte, arrivando appunto alla conclusione che circa il 40% di coloro che dicevano di poter risalire con la sola memoria alla loro primissima infanzia proponeva in effetti "ricordi fittizi". Era come se tutto ciò che negli anni avevano racimolato su quando erano bambini fosse stato ’introiettato’ e reso proprio, in pratica ricostruito e reinterpretato come una memoria personale.

Redazione
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