mercoledì, Aprile 24, 2024

Sicilia, la tragedia di Casteldaccia causata dall’abusivismo: quella casa doveva essere demolita

Una guerra di carte bollate che ha fermato le ruspe, spiega il sindaco Giovanni Di Giacinto. Una zona “ad alto rischio”, spiega, “proprio      per la presenza del fiume e di un diffuso abusivismo

 

 

Quella villa che si è trasformata in una trappola mortale per nove persone, travolte a Casteldaccia, in provincia di Palermo, dal fiume Milicia, era abusiva e doveva essere demolita. È uno degli aspetti che più turbano di questa vicenda tragica. Tra le province di Palermo e Agrigento sono state 12 le vittime: 9 a Casteldaccia, una a Vicari, una coppia proveniente dalla Germania a Cammarata (Agrigento), mentre si cerca ancora il medico Giuseppe Liotta, 40 anni, che da Palermo stava raggiungendo l’ospedale del paese. A Casteldaccia il fiume di acqua e fango ha spazzato via due famiglie imparentate tra loro, che avevano affittato quell’immobile per vivere un momento di festa. Da dieci anni sull’immobile sarebbe rimasto senza esito un ordine di demolizione del Comune. I proprietari avevano impugnato il provvedimento davanti al Tar. Una guerra di carte bollate che ha fermato le ruspe, spiega il sindaco Giovanni Di Giacinto. Una zona “ad alto rischio”, spiega, “proprio per la presenza del fiume e di un diffuso abusivismo”. E l’abusivismo è al centro dell’inchiesta della procura di Termini Imerese che ha inviato i poliziotti in municipio per acquisire atti. “Insieme all’ex sindaco di Casteldaccia abbiamo presentato più di un anno fa un esposto contro le case abusive che sorgono nei pressi del Milicia. Sono decine”, dice Giuseppe Virga, sindaco di Altavilla Milicia, “quella vallata interessata dall’esondazione è il tracciato naturale del fiume. Quel fenomeno gravissimo era stato denunciato, bisognava agire”, ha aggiunto in riferimento all’area già segnalata come a forte rischio idrogeologico e dove già si erano verificate esondazioni. E uno dei sopravvissuti, Giuseppe Giordano, che ha perso due figli, la moglie e altri parenti, accusa: “Nessuno ci aveva detto che la casa non era in regola”. Terribile la dinamica della tragedia nel paesino del palermitano dove nella tarda serata di sabato è stata sommersa dalla piena del Milicia una villetta: morti nonni, figli, zii e nipoti. Unico superstite Giuseppe Giordano, commerciante di Palermo, salvatosi perchè rimasto aggrappato a un albero, rimasto solo con la sua figlia di 12 anni, Asia, scampata alla morte perchè era uscita poco prima con lo zio Luca. Erano arrivati in quel villino un paio di giorni fa per il ponte di Ognissanti. Morti la moglie di Giuseppe Giordano, Stefania Catanzaro, 32 anni, la figlia Rachele, di un anno; il figlio 15enne Federico, il padre di Giuseppe Giordano, Antonino, di 65 anni, e la moglie Matilde Comito, il fratello Marco Giordano, 32 anni, la sorella Monia Giordano, 40, il figlioletto di 3 anni di quest’ultima, Francesco Rughoo, e la nonna del piccolo, Nunzia Flamia, 65 anni. Non si dà pace Giuseppe Giordano. “Mio figlio Federico, il grande, è morto cercando di salvare la sorellina”. L’uomo ha perso la moglie Stefania Catanzaro, di 32 anni, e due dei tre figli, Rachele di un anno e Federico di 15. “Quando abbiamo visto acqua e fango entrare in casa, ci siamo spostati nell’altra stanza – ha detto – e ho visto Federico che sorreggeva tra le braccia in alto la sorellina e mi diceva: “Papà la tengo io”. Poi è scoppiata una finestra, è caduta la parete attrezzata e si è fatto tutto nero. Sono stato trascinato verso un albero e per due ore e mezzo ho chiesto aiuto, ma nessuno veniva”. L’altra figlia di 12 anni si è salvata perché era andata con la cugina e lo zio a comprare dei dolci. “Dovevano dirmi che era pericoloso stare in quella casa che avevamo preso in affitto – accusa tra le lacrime Giordano – ma non ci hanno detto nulla”. Il premier Giuseppe Conte ha sorvolato la zona e visitato i familiari delle vittime. Poi il vertice operativo in prefettura. “Una tragedia immane – ha detto – la macchina dei soccorsi è stata tempestiva”. Ha confermato che la prossima settimana sarà portata in Consiglio dei ministri la dichiarazione di emergenza “per tutte le regioni che l’hanno richiesta: adotteremo i provvedimenti di emergenza e stanzieremo le prime somme necessarie a procedere più celermente”. Sul dissesto idrogeologico “abbiamo messo a disposizione del ministro dell’Ambiente un miliardo per pervenire a una sicurezza del territorio e quindi a una salvaguardia delle vite umane. E abbiamo messo a disposizione 59 milioni per l’autorità di bacino per regolare i flussi d’acqua”. Ma per Conte “dobbiamo entrare nell’ottica che la salvaguardia, la sicurezza, delle vite umane prevale come bene primario rispetto ad altri che pure sono costituzionalmente tutelati. Molto spesso, invece, abbiamo registrato qualche intralcio burocratico. Occorre riorientare la nostra legislazione e anche i vincoli burocratici, graduando gli interessi in gioco, partendo da quello primario che è la tutela umana e l’integrità fisica”.

Redazione
Redazione
La nostra linea editoriale è fatta di format innovativi con contenuti che spaziano dalla politica allo sport, dalla medicina allo spettacolo.

Articoli correlati

Ultimi articoli