giovedì, Marzo 28, 2024

Sicilia, vasta operazione dei carabinieri contro i fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro

Blitz all’alba nel regno di Matteo Messina Denaro. E’ di un fermo e di numerose perquisizioni nel trapanese il bilancio dell’operazione antimafia eseguita dai Carabinieri contro i fiancheggiatori del boss mafioso latitante. Sono una ventina le persone indagate. Le perquisizioni sono state ordinate dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dal Procuratore aggiunto Paolo Guido. Perquisizioni, in particolare, a Castelvetrano, luogo di origine di Messina Denaro, ma anche a Mazara del Vallo, a Campobello di Mazara, a Salemi, a Santa Ninfa, a Marsala. E pure a Palermo. Il provvedimento di fermo è stato emesso dalla Dda nei confronti di un imprenditore. In carcere è finito Matteo Tamburello, figlio del boss di Mazara del Vallo Salvatore Tamburello, morto un anno fa e ritenuto vicinissimo al boss Messina Denaro. Sono oltre duecento i Carabinieri impegnati nel blitz della notte, ancora in corso. Il servizio di oggi si inserisce nell’ambito dell’inchiesta della Dda sul boss Messina Denaro latitante da oltre 25 anni.  Il blitz dell’alba di oggi nel trapanese, che l’impiego di circa 200 Carabinieri, “costituisce un’ulteriore fase dell’articolata manovra investigativa sviluppata dal Ros, con il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, per la cattura” del boss latitante Messina Denaro, “mediante il progressivo depotenziamento dei circuiti di riferimento e il depauperamento delle risorse economiche del sodalizio”. E’ quanto dicono gli inquirenti che hanno eseguito il blitz di oggi. Le perquisizioni dei numerosi obiettivi individuati (tra cui abitazioni, proprietà rurali ed esercizi commerciali) “hanno già permesso di arrestare in flagranza di reato due degli indagati, trovati rispettivamente in possesso di pistole illegalmente detenute (una Baby Browning cal. 635 munita di caricatore con 5 colpi e un revolver cal. 22 con 20 cartucce) – dicono ancora gli investigatori – sequestrare apparecchiature informatiche e per le telecomunicazioni, nonché copiosa documentazione, materiale questo che è già al vaglio dei tecnici e degli analisti del Ros e che potrà fornire spunti utili per il proseguo delle investigazioni”. Contestualmente i Carabinieri operanti hanno dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo nei confronti di Tamburello, “esponente di spicco della famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale”, spiegano i Carabinieri. Al centro di questa indagine sono i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano nel cui alveo “sono state documentate qualificate interlocuzioni intrattenute da Tamburello con soggetti riconducibili al reggente del mandamento di Castelvetrano, Gaspare Como, cognato del latitante Matteo Messina Denaro, arrestato sempre dal Ros lo scorso aprile nell’ambito della indagine cosiddetto Anno Zero”. Le investigazioni sull’aggregato mafioso mazarese “hanno permesso di individuare la fase riorganizzativa degli assetti di vertice, fornendo importanti elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali nella Sicilia occidentale”. Le indagini che all’alba di oggi hanno portato in carcere Tamburello, ritenuto vicino alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo (Trapani) “hanno infine permesso di appurare che Tamburello programmava di gestire, direttamente e grazie alla collaborazione di un imprenditore mazarese, anch’egli sottoposto a perquisizione dai militari del Ros nell’ambito dell’operazione, cospicui lavori nell’ambito dell’eolico per l’ampliamento di un impianto sito in territorio di Mazara del Vallo, attraverso la palificazione di nuovi aereo generatori”. “L’attività rappresentava per Tamburello l’occasione per poter ripartire e costituiva un vero e proprio programma di infiltrazione mafiosa in uno degli affari più importanti degli ultimi anni sul territorio siciliano ed in particolare trapanese”, spiegano gli inquirenti. L’indagine ha “permesso di dimostrare che il legame tra i due esponenti della stessa consorteria”, cioè Fabrizio Vinci, imprenditore ritenuto affiliato alla famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, tratto in arresto a maggio del 2017 dal Ros nell’ambito della indagine Visir e Matteo Tamburello, arrestato oggi, “non si è mai interrotto” e “in tal senso sono stati documentati diversi incontri avvenuti tra Tamburello e Vinci all’interno della cava di calcarenite di fatto riconducibile allo stesso Tamburello”.
Redazione
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