giovedì, Aprile 25, 2024

Agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta due noti immobiliaristi romani

Al termine di indagini coordinate dalla Procura di Roma, su mandato del Tribunale capitolino la Guardia di Finanza ha arrestato (ai domiciliari) due noti immobiliaristi (Giuseppe Statuto, 51 anni, e il suo fidato collaboratore Massimo Negrini, 64), accusati della bancarotta fraudolenta della società “Brera”. Di origine casertana, Statuto è noto alle cronache per vicende che lo hanno visto protagonista per rilevanti iniziative speculative, soprattutto nel settore immobiliare. A fronte della crisi del comparto, il gruppo Statuto – cui fanno capo centinaia di imprese – ha orientato il proprio business, nel tempo, verso la gestione di alberghi di lusso a Venezia, Milano e Taormina. Dagli approfondimenti investigativi condotti dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria, è emerso che i due arrestati avrebbero distratto dal patrimonio della fallita oltre 8 milioni di euro, relativi a un credito vantato verso la società controllante, la “Michele Amari”, trasferendolo fittiziamente a due società con sede in Lussemburgo appartenenti allo stesso gruppo e rendendolo “di fatto irrecuperabile, mediante un complesso intreccio di negozi giuridici fraudolenti, indice dell’elevata professionalità degli indagati”.

In particolare il credito, inizialmente costituito da somme giacenti su un rapporto di conto corrente cointestato alla “Brera” e alla “Michele Amari”, è stato trasformato in un finanziamento fruttifero infragruppo concesso, in successione, a due persone giuridiche anonime lussemburghesi con una situazione economico-patrimoniale estremamente compromessa. Una condotta che per il gip non è stata occasionale o sporadica, in quanto rientrante in un più ampio disegno criminoso attuato dagli indagati mediante la “creazione di società a mero scopo speculativo, le quali sono state sistematicamente ed in maniera preordinata portate al fallimento, come di fatto sta avvenendo per numerose società del ‘gruppo Statuto’”. I fatti contestati a Statuto e Negrini – che, per impedire agli investigatori di risalire alle proprie responsabilità, hanno occultato parte della documentazione contabile – hanno provocato il dissesto e il successivo fallimento della “Brera”, dichiarato nel 2016, con un passivo di oltre 32 milioni di euro, gran parte dei quali nei confronti del Fisco.

Redazione
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