martedì, Aprile 23, 2024

Salta il concerto di Jovanotti, vince la politica del ‘NO’

Ladispoli perde Jovanotti ancor prima di aver ottenuto le risposte definitive da parte degli enti preposti (in primis la Regione Lazio e Città Metropolitana che peraltro si era già dimostrata propositiva), e ne esce sicuramente con le ossa frantumate. A iniziare dal danno d’immagine arrecato alla città di cui si parlerà per i prossimi giorni per aver rifiutato un concerto a salvaguardia del bene ambientale, forse… A vincere non è stato il fratino. A vincere non sono stati gli ambientalisti. A vincere è stata la “politica” del no. Quella stessa “politica” che trasforma ogni evento annunciato e svolto in città come il male assoluto ed una piaga da evitare. A perderci sicuramente è stata l’amministrazione, ma con essa in piccolo o forse in grande (solo lo svolgimento dell’evento lo avrebbe potuto dire) è stata l’economia locale che da un evento di taratura così importante a livello nazionale forse avrebbe potuto trarne giovamento: alberghi, ristoranti, bar, negozi. Un colpo duro per una città di mare, che del mare vuole e deve fare la sua vocazione turistica e che avrebbe potuto godere sicuramente d’un po’ di “confusione” e di ossigeno, per un paio di giorni. A mancare, in una vicenda che ha portato l’organizzazione a decidere per l’annullamento, è stato il buon senso da parte di tutti. Da parte di chi ha detto sì, da parte di coloro i quali non hanno creduto che con sette mesi di tempo si sarebbe potuta trovare la soluzione ideale che sarebbe andata a genio a tutti e che soprattutto non avrebbe danneggiato l’ambiente: in primis l’ecosistema naturale del fratino che sulla spiaggia di Ladispoli, o meglio sulle dune che col tempo si sono formate in alcuni punti particolari di Torre Flavia (distrutte peraltro dalla forza della natura a ottobre), ha fatto di Ladispoli la sua casa. Ben vengano i dubbi su come poter tenere un concerto in una spiaggia vicino alle dune dove nidifica il fratino e alla Palude di Torre Flavia (aree che sarebbero comunque rimaste completamente al di fuori dai luoghi disegnati per l’evento); ben vengano le critiche o le perplessità per aver individuato un’area dove insorgono problemi di tipo giudiziario (la spiaggia davanti ai camping è sì fruibile ma arrivarci forse avrebbe potuto rappresentare un problema); ma in casi eccezionali come questi, anziché fare dei dubbi, delle critiche e delle perplessità un’arma per distruggere sul nascere un qualcosa che si sta tentando di creare bisognerebbe utilizzarli per rimboccarsi in primis le maniche e perché no dare spontaneamente dei suggerimenti che magari potrebbero essere tenuti in considerazione. Suggerimenti da portare all’attenzione di quegli enti, di quelle istituzioni, di quelle stesse associazioni ambientaliste (proprio come il WWF) messe lì a tutelare gli interessi di tutti.  Mentre c’è chi ”gongola” per la decisione presa dall’entourage del cantante, c’è anche chi c’è rimasto deluso, amareggiato …. semplici e comuni cittadini, alcuni dei quali stavano già organizzando e preparando le loro attività commerciali ad affrontare al meglio l’evento. Semplici cittadini, ragazzi, soddisfatti ed entusiasti che per una volta in città si svolgesse un evento di tale portata senza la necessità di dover uscire fuori dai confini del proprio territorio. A perderci non è sicuramente stata solo Ladispoli, ma tutto il comprensorio, a cominciare dalla vicina Cerveteri. Sebbene infatti il concerto era in terra “nemica”, è anche vero che visitatori, fans, spettatori, avrebbero potuto scegliere di alloggiare, e dunque di spendere, nella frazione lì vicina: a cominciare proprio da Marina di Cerveteri, inclusa nel piano logisitico dell’organizzazione di Jovanotti. ”Paladini dell’ambiente” a difesa del monumento di Torre Flavia, del quasi estinto fratino e della Palude. Stesse aree che per anni sono state lasciate nel degrado. Stesse aree utilizzate fino a un tempo di non troppa lontana memoria da villeggianti (e non solo loro) come luogo “sicuro” dove poter realizzare il proprio barbecue personale – come denunciato peraltro ad aprile scorso da noi e CentroMareRadio in un suo articolo –  arrostendo salsicce e bistecche sui mattoni di Torre Flavia presa come una discarica a cielo aperto. Un Monumento, quello di Torre Flavia, preso come il bagno personale dei bagnanti, dove espletare in tutta tranquillità i propri bisogni. Con le staccionate con cura poste lungo il percorso che dalla Palude conduce alla spiaggia e separa la spiaggia dalle dune di nidificazione del fratino dai bambini, divelte, distrutte, vandalizzate dagli incivili. Ma lì, nessun paladino della giustizia alzò il suo scudo a difesa di quei luoghi. Nessuno si indignò. Oggi invece sì. Forse per recuperare il tempo perduto. Forse per dimostrare che da oggi in poi, le regole saranno seguite a 360 gradi, l’ambiente sarà rispettato senza alcun indugio… In attesa di vedere come e con quale cura ora quel lembo di natura sarà curato e mantenuto dai suoi “eroi”, ora non resta che concentrarsi sulla tradizionale Sagra del Carciofo e sulle Frecce Tricolori. Evento quest’ultimo che è riuscito a portare in città migliaia di spettatori. Nella speranza ovviamente che le critiche si fermino e che si permetta a questa città di realizzare qualcosa di significativo per il suo rilancio.
Redazione
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