sabato, Aprile 27, 2024

Inaugurazione dell’Anno Giudiziario, Salvi e Pignatone denunciano i mali della Capitale

Nella Capitale dovrebbe nascere “quel moto civile che in tante città del sud, avvezze alla minaccia del crimine organizzato, contribuisca ad ostacolare il radicamento delle organizzazioni e a far crescere una coscienza collettiva. E’ questo che vedo sempre più mancante a Roma, città che tutto avvolge in uno sguardo cinico, che sembra aver visto tutto e tutto dimentica”. La speranza, l’auspicio, è del procuratore generale della corte d’appello di Roma, Giovanni Salvi, che nel suo intervento all’inaugurazione dell’anno giudiziario ricorda e sottolinea i diversi “gruppi criminosi” attivi a Roma.

Dal “gruppo autoctono di tipo mafioso capeggiato da Massimo Carminati e Salvatore Buzzi” fino ai sodalizi dediti “all’usura, alle estorsioni, al traffico di armi e di stupefacenti, alla gestione ed al controllo delle remunerative attività balneari che a Ostia faceva capo alla famiglia Fasciani, costituita autonomamente nel territorio del litorale, dove opera in alleanza con il gruppo degli Spada”. Non può mancare a questo quadro il clan dei Casamonica che controlla il quadrante sud-est. I procedimenti in corso – ha ricordato il pg della corte d’appello Giovanni Salvi – confermano insomma che “Roma, soprattutto il territorio metropolitano, ma anche l’area limitrofa e il basso Lazio, costituiscono, anche dal punto di vista mafioso, il teatro di una presenza soggettivamente plurima ed oggettivamente diversificata, a carattere certamente non monopolistico”.

Comunque “non c’è un solo soggetto in posizione di forza e dunque di preminenza sugli altri, ma sullo stesso territorio coesistono e interagiscono diverse soggettività criminali”. Ed accanto alla malavita locale “opera una composita galassia criminale, tanto nutrita quanto pericolosa, fatta di singoli o gruppi che costituiscono altrettante proiezioni, in senso ampio, delle organizzazioni mafiose tradizionali, della ‘ndrangheta (i Cordaro), di diversi gruppi di camorra (legati a Michele Senese e Domenico Pagnozzi), ma anche di Cosa Nostra (vicini al boss gelese Salvatore Rinzivillo)”.

Roma, quindi, “continua a rappresentare uno snodo importante per tutti gli affari leciti ed illeciti: le organizzazioni criminali tradizionali (soprattutto ‘ndrangheta e camorra) da lungo tempo acquisiscono, anche a prezzi fuori mercato, immobili, società ed esercizi commerciali nei quali impiegano ingenti risorse economiche provenienti da delitti. In tal modo esse si dotano di fonti di reddito importanti e apparentemente lecite”.

Queste organizzazioni criminose – ha sottolineato il pg Salvi – “non hanno operato secondo le più consuete metodologie, cioè attraverso comportamenti manifestamente violenti, non si sono sopraffatte per accaparrarsi maggiori spazi, ma anzi hanno cercato di mantenere una situazione di tranquillità in modo da poter agevolmente realizzare il loro principale obiettivo: la progressiva penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale del territorio, e soprattutto della Capitale, allo scopo di riciclare e reimpiegare con profitto capitali di provenienza criminosa”.

 

Anno giudiziario, Pignatone: “Corruzione problema principale della Capitale”

 

 

“Se non si combatte la mafia con le regole del diritto lo Stato ha perduto”. Cita Leonardo Sciascia il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, nell’ultimo discorso all’inaugurazione dell’anno giudiziario. In primavera è previsto per il magistrato il termine del lavoro. Pignatone non ha comunque rinunciato a tratteggiare un quadro d’assieme della città che lo ha ospitato in questi anni. “Credo che il nostro sforzo debba essere sulla cifra fondamentale di Roma, la complessità – ha detto – La Procura ha 16 gruppi di lavoro e nessuno può essere lasciato in favore di altri. Il nostro sforzo è stato quello di far fronte a questa complessità”.

Poi, dopo aver ringraziato gli avvocati, ed i rappresentanti delle forze dell’ordine, ha detto: “Secondo me, continuo a dirlo, il problema principale di Roma è la corruzione”. Rispetto all’attività di contrasto della criminalità organizzata nella Capitale, Pignatone ha sottolineato: “I clan erano ben noti a tutti, secondo me sono importanti le sentenze perché offrono degli strumenti di contrasto a forme di estrema pericolosità, che se esaminate in modo parcellizzato non consentono di cogliere la pericolosità del fenomeno e di adottate strumenti di contrasto adeguati”.

Rispetto al prossimo commiato ha ammesso: “Aspettiamo il mese di maggio per dire qualcosa in più. Per il resto colgo l’occasione per ringraziare i colleghi e il personale di questi uffici. Noi siamo con l’acqua alla gola, è un miracolo che si raggiungono i risultati nelle condizioni date. I buchi del sistema amministrativo sono parte significativa di quello che poi diventa prescrizione. La Procura sente come suo primo obiettivo quello della tutela del cittadino. Il primo di ringraziamento va ai giudici, se la Procura ha raggiunto dei risultati è grazie a loro”.

Quindi Pignatone ha aggiunto: “Per poter giungere ad un corretto esercizio della funzione penale le indagini devono essere senza pregiudizi, questo è stato l’impegno di questi sette anni e sono sicuro che rimarrà tale”.

Redazione
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