giovedì, Aprile 25, 2024

Ennio Tirabassi: “Ecco la verità”

Intervista al noto restauratore ceretano aggredito da un indiano di 34 anni

“Troppe voci infondate, io volevo solo aiutare un ragazzo in serie difficoltà”

 

 

Abbiamo raggiunto al telefono Ennio Tirabassi, l’uomo che la sera del 13 febbraio è stato aggredito a colpi di roncola da un indiano di 34 anni, successivamente arrestato dai Carabinieri per tentato omicidio. Ennio Tirabassi, persona conosciutissima a Cerveteri, noto restauratore con l’arte nelle mani, vuole fare chiarezza su quanto realmente accaduto mettendo la parola fine alle troppe voci infondate che lo stanno coinvolgendo. Da un letto dell’ospedale Belcolle di Viterbo, con voce ancora tremante, ha detto: “Sono sconvolto! Troppe bugie e troppe inesattezze stanno circolando in merito a questa storia, bugie che mi stanno creando non pochi problemi personali, oltre al fatto che sto malissimo. Ho rischiato la vita, è vero, in queste ore sono stato sottoposto a numerosi interventi chirurgici per la ricostruzione in particolar modo della mano destra, ho quasi perso un dito. Ho ferite sparse su tutto il corpo, sono vivo per miracolo”.

Ennio, raccontaci cosa è successo veramente.

“Questo ragazzo indiano è un giovane conosciuto a Cerveteri. Faceva lavori saltuari, ma si è sempre dato da fare. Ultimamente stava passando un periodo difficile in seguito a diverse denunce per stalking che gli avevano fatto alcune ragazze per i suoi modi insistenti di corteggiarle. Era profondamente spaventato e turbato. Qualche settimana fa è arrivato addirittura a tentare il suicidio. Io, trovandomi ad assistere alla scena, gli ho praticamente salvato la vita. Quella sera mi trovato con un mio amico, io ero molto scosso, e lui ha deciso di accompagnarlo, insieme all’equipe medica dell’ambulanza, all’ospedale Gemelli di Roma dove è stato curato. Poi è stato messo nelle mani di uno psichiatra di Civitavecchia che lo seguiva in terapia. Insomma, mi sentivo molto coinvolto dalla storia di questo ragazzo e ho deciso, di concerto con il medico che lo aveva in cura, che avrei dovuto aiutarlo, non potevo lasciarlo in quello stato di angoscia che lo stava logorando e soprattutto non potevo lasciarlo senza un tetto sopra la testa, così l’ho ospitato nella taverna di casa mia. L’altra sera mi trovavo al bar con un amico e ho ricevuto una telefonata dal giovane indiano che mi chiedeva dell’acqua. Arrivato a casa era completamente fuori di testa e mi accusava di avergli rovinato la vita impedendogli il suicidio quel giorno, e non ha voluto minimamente ascoltarmi. In mano aveva un coltello da cucina ed una roncola da giardino e ha iniziato a colpirmi violentemente. Ho provato a difendermi a mani nude, ma era irrefrenabile, non avevo idea di come affrontare la situazione non essendo io una persona violenta. Poi sono riuscito ad uscire di casa e a citofonare ai vicini che hanno chiamato i Carabinieri. Non ho potuto fare niente, io non ho mai fatto del male a nessuno in tutta la mia vita. Non si è trattato di un litigio, ma di una vera e propria aggressione nei miei confronti”.

Cosa succederà adesso?

“Non so per quanto ancora ne avrò qui in ospedale, ma reputo vergognoso quanto sta succedendo. Io sto male. Sono ricoverato in ospedale. Ho decine di ferite sparse sul corpo. E quanto ho letto sulle varie testate giornalistiche locali mi ha ferito ulteriormente, riportando versioni dei fatti inventate e prive di fondatezza. Se non vado errato il principio fondamentale del giornalismo è quello di accertare e verificare la notizia. In questo caso non è stato fatto, pubblicando bugie che mi stanno creando problemi personali. Ovviamente mi troverò costretto a prendere i dovuti provvedimenti nelle sedi che riterrò, insieme al mio avvocato, più opportune. Il mio nome è stato infangato e non posso consentirlo a nessuno. Al contrario sto ricevendo decine e decine di messaggi di solidarietà e vicinanza da numerosi amici e conoscenti e questo mi fa stare sicuramente meglio. Infine ringrazio voi de “la Voce” che avete professionalmente trattato il mio caso rispettando la mia persona”.

Redazione
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