sabato, Aprile 20, 2024

Salviamo le vecchie mura di cinta in tufo

Come l’archeologo ricostruisce i muri dell’edificio dai ruderi che si sono conservati=scrive Freud nel1937=“così procede l’analista quando trae le sue conclusioni dai frammenti di ricordi, dalle asserzioni e dalle attive manifestazioni dell’analizzato”. Chi ha avuto in sorte di venire al mondo a Cerveteri conosce quale passione suscitano le mura di cinta in blocchi di tufo che, da circa due secoli, racchiudono, suddividendola in fazzoletti coltivati, il grande pianoro dove sorgeva la potente Agylla. Mura in quadroni dalle differenti misure, alcuni dalle dimensioni non comuni che arrivano fino a 185 centimetri per 200 di lunghezza con altezze da mezzo metro. Mura ad incasso che si sovrappongono a pezzi di tegole dal colore gialliccio al rosso, a pezzi rari di marmo bianco, quadrati di nero basalto, con sistemi di diverso drenaggio: dalle semplici aperture rettangolari, a cunicoli, a pozzetti e cisterne. Non mi è semplice fare un conteggio preciso della lunghezza che i muri sparsi per le strade che attraversano l’area della città etrusca e da lì escono in direzione delle colline. A spanne potrebbero essere qualche chilometro. Sono in molti a ritenere che una gran parte della mura messe in piedi dai proprietari terrieri o affittuari a partire dall’ottocento siano state realizzate con quadroni etruschi, riutilizzati. Ne fa fede la fattura degli oggetti stessi ed anche quanto viene riportato dal Mengarelli, siamo negli anni trenta, della testimonianza di un vignaiolo in contrada Vignali che “…durante lo scassato rinvenne de’ grossi muri in secco costituiti da parallepipedi tufacei, che oltre quelli suaccennati molti altri furono adoperati per il muro di cinta di detto vigneto, i quali muri in secco e d in posto formavano come un rettangolo, però non si ritrovò la fine di essi, perché dette fondazioni sono molto profonde”. Altre mura sono invece state realizzate con commistioni di antico ed ex novo ,ricavato dalle tante cave diffuse nel territorio. Oramai da anni assistiamo al lento decadere di queste splendide opere , causata soprattutto dalla incuria, dalla lenta ma progressiva opera distruttiva dell’edera che infilandosi nel mezzo fa da leva facendo precipitare i massi. Altri pezzi di muraglioni vengono addirittura asportati, come fossero cimeli. Invito i cervetrani, anche a chi per anni ha dato poco peso a questo splendido Monumento, ed a maggior ragione a chi li sente “suoi”, a farsene carico. Non sarà una opera semplice anche perché richiede autorizzazioni dei proprietari dei terreni e come logico, delle autorità a Villa Giulia. Sarebbe inizialmente importante farne una catalogazione con misure e fotografie. Poi in accordo con i legittimi proprietari e le Autorità romane ripristinare quanto si sta perdendo. Invito quanti hanno a cuore tale progetto, soprattutto “vecchi” cervetrani che per storia sanno cosa sia il tufo, lo amano, lo annusano, a contattarmi così da avere possibilità di scambi di opinioni nel merito, nella convinzione che solo la Comunità possa farsi carico delle proprie bellezze e non le “società della cultura” come le inutili UNESCO e similari. Diceva nel 1952 Albert Camus dopo l’ ennesima figura barbina proprio di questa associazione: “Dopo tutto, le società della cultura passano e la cultura rimane”

Angelo Alfani

Redazione
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