sabato, Aprile 20, 2024

Senza essere vaccinati non si entra a scuola. Obbligo dagli asili e fino al secondo anno delle Superiori, 24 ore di proroga per i documenti

Slitta di un giorno il termine previsto per la presentazione dei documenti di avvenuta vaccinazione. Da martedì, per i bambini e gli studenti non in regola scattano le sanzioni previste dalla legge Lorenzin. E’ quanto precisa il ministero della Salute, spiegando che il limite fissato al 10 marzo, essendo domenica, tecnicamente viene posticipato di un giorno. Dunque da martedì 11 marzo si entrerà a scuola soltanto con il certificato di vaccinazione. La legge prevede l’obbligo della vaccinazione per le iscrizioni all’asilo nido e alla scuola materna e, con modalità diverse, riguarda anche le scuole elementari, scuole medie e i primi due anni delle superiori, fino ai 16 anni.

Di conseguenza i bambini da zero a sei anni non in regola con le vaccinazioni non possono accedere agli asili nido e alle scuole dell’infanzia; bambini e ragazzi nella fascia d’età da 6 a 16 anni potranno entrare a scuola. In entrambi i casi, se i genitori rifiuteranno ripetutamente di far vaccinare i figli dopo colloqui e solleciti da parte delle Asl, incorreranno nelle sanzioni pecuniarie previste dalla legge. Nel frattempo è allo studio un nuovo provvedimento, che prevederebbe il cosiddetto ‘obbligo flessibile’. Secondo quest’ultimo la vaccinazione è obbligatoria solo “in caso di emergenze sanitarie o di compromissione dell’immunità di gruppo”, ossia della protezione indiretta che si ha quando la vaccinazione di una parte significativa di una popolazione tutela anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità. “Per chi non si presenterà a scuola con il certificato richiesto, applicheremo semplicemente la legge”, ha detto l’Associazione Nazionale Presidi (Anp).

Questo significa che “negli asili, i bambini sprovvisti di certificato non potranno entrare. Nelle altre scuole, invece, in questi casi è prevista solo una sanzione pecuniaria, e gli alunni potranno entrare lo stesso”. Secondo l’associazione dei presidi il problema “è soprattutto nella scuola primaria, dove i non vaccinati potrebbero restare a contatto con gli immunodepressi, i quali non sono tutelati da questo tipo di previsione normativa”. Ma sul punto ci sono da registrare anche i distinguo della ministra della Salute, Grillo che in una intervista al quotidiano la “Repubblica, Grillo, spiega che “la prima proroga l’ aveva fatta il precedente governo perché non aveva attivato l’ anagrafe nazionale. Noi abbiamo prorogato ancora perché eravamo appena arrivati e restavano le stesse criticità burocratiche. Ora tutti hanno avuto il tempo per mettersi in pari”. Grillo ricorda che “è stata una misura emergenziale, nata dalla necessità di colmare un gap di coperture creatosi in diversi anni precedenti e da quella di rispondere all’ epidemia di morbillo.

I dati sono migliorati per i nuovi nati, ma il dl Lorenzin non può incidere sui giovani adulti vulnerabili, quelli fuori dall’ età scolastica. Questa è la critica principale a quella legge: aver puntato tutto e solo sull’ obbligo sperando che bastasse. Sulla consapevolezza più che l’ obbligo in sé, ha funzionato il dibattito che si è scatenato in questi anni”.

La prossima legge non sarà “un atto di urgenza, come quello di Lorenzin, ma una normativa-quadro basata sui dati epidemiologici del Piano nazionale di prevenzione vaccinale. Usare l’ obbligo è un fatto politico, non scientifico. Bisogna agire in base alle condizioni epidemiologiche: oggi ci potrebbe essere bisogno di introdurlo contro una malattia, domani contro un’ altra”.

E sul morbillo “c’ è un’ epidemia in atto. E quindi sul morbillo bisogna tenere misure obbligatorie. Ma dobbiamo anche lavorare per convincere i cittadini a fare una cosa positiva per la loro salute, non imporre”.

Redazione
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