giovedì, Marzo 28, 2024

L’ammonimento del presidente Fico: “Il sovraffollamento delle carceri è una pena aggiuntiva per i detenuti”

“Il sovraffollamento carcerario che si configura per i detenuti come una pena aggiuntiva alla quale nessuna sentenza li ha condannati”. A sottolinearlo il presidente della Camera Roberto Fico, intervenendo alla presentazione della Relazione annuale del Garante nazionale privati libertà, oggi nella Sala Regina di Montecitorio. “Oltre al disagio e al degrado in cui queste persone sono costrette a vivere – ha proseguito Fico – il sovraffollamento rende ben difficile svolgere con efficacia tutte quelle attività finalizzate al recupero e al reinserimento sociale del condannato imposte dal dettato della Costituzione. Purtroppo in questo ambito si sono registrati miglioramenti timidi e parziali negli ultimi anni”.
Il dato sul sovraffollamento carcerario che emergono dalla Relazione “impone alle Istituzioni, con urgenza, l’adozione di misure risolutive che restituiscano la dignità alle persone detenute. Misure che contemplino la riduzione della popolazione carceraria attraverso opportuni interventi sul codice penale. Misure che assicurino, anche e soprattutto, che la pena sia uno strumento per agevolare un reinserimento sociale e non una condanna ulteriore alla esclusione e marginalizzazione e quindi alla probabile recidiva”, ha rimarcato il presidente della Camera. La relazione – Negli istituti di pena italiani con una capienza regolamentare di 50.514 posti sono presenti 60.472 detenuti adulti (2.651 donne e 57.821 uomini; gli stranieri complessivamente sono 20.331). “Nell’ultimo anno la popolazione detenuta è cresciuta di 2.047 unità, con un andamento progressivo crescente e preoccupante, quantunque non abbia ancora raggiunto il livello di alcuni anni fa quando proprio il sovraffollamento portò alla condanna da parte della Corte europea per i diritti umani”. E’ quanto sottolinea Mauro Palma, Garante nazionale delle persone private della libertà presentando alla Camera la Relazione annuale al Parlamento, alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Parallelamente però il numero di coloro che sono entrati in carcere dalla libertà è diminuito di 887 unità: l’aumento non è quindi ascrivibile a maggiori ingressi, bensì a minore possibilità di uscita”, spiega Palma a giudizio del quale il dato deve far riflettere “perché può essere determinato da più fattori: l’accentuata debolezza sociale delle persone detenute che non le rende in grado di accedere a misure alternative alla detenzione, per scarsa conoscenza o difficile supporto legale; la mancanza soggettiva di quelle connotazioni che rassicurino il magistrato nell’adozione di tali misure; o, infine, un’attenuazione della cultura che vedeva proprio nel graduale accesso alle misure alternative un elemento di forza nella costruzione di un percorso verso il reinserimento. In ultimo, alle ristrettezze dei numeri del personale – in questo caso di coloro che devono svolgere osservazione e redigere sintesi – che certo non seguono la crescita del numero dei ristretti”. Un aumento che secondo il Garante dei detenuti “si riverbera sulle condizioni di vita interna e sul sovraffollamento”. Palma fa notare che “l’attenzione geometrica alla ‘cella’ non deve far perdere il principio che la persona detenuta deve vivere la gran parte della giornata al di fuori di essa impegnata in varie attività significative”.
Nella relazione si legge che “la situazione della capienza e, quindi, dell’essere in concreto della ‘cella’ oggi, assume un particolare profilo se si tiene conto del numero di camere o sezioni fuori uso, per inagibilità o per lavori in corso: alla data del 14 febbraio 2019 quelle inutilizzabili sono pari al 6,5% del totale, percentuale comunque positivamente diminuita di tre punti rispetto a quella riportata nella Relazione al Parlamento di due anni fa. Permangono casi limite: ad Arezzo da più anni su 101 posti solo 17 sono disponibili, a Gorizia sono disponibili solo 24 dei complessivi 57 previsti, in Sardegna il 13% dei posti ufficiali è inutilizzabile”. “Attraverso l’attività del Garante possiamo misurare la maturità della democrazia, del rispetto dei diritti fondamentali e dello Stato di diritto nel nostro Paese. Un Paese che purtroppo non ha sinora ottemperato pienamente agli obblighi costituzionali e internazionali”, ha detto ancora Fico rimarcando il “ruolo di rieducazione sociale affidato alla pena, sancito dalla Costituzione”. “Ciò che emerge, ancora una volta, dalla Relazione del Garante è che molto resta da fare per migliorare la condizione dei detenuti. Ed il Parlamento è chiamato a fare la sua parte, anche sulla base delle proposte che il Garante formulerà”, ha aggiunto il presidente della Camera secondo il quale “preservare la dignità umana, darle valore, significa anche aver cura degli ambienti in cui si devono realizzare percorsi altamente significativi per persone private di libertà. Questi spazi non devono essere indifferenti alla dimensione soggettiva, non devono cadere nell’assoluta spersonalizzazione. Perché recuperare una sana relazione tra sé e il proprio contesto è condizione per costruire e tenere salda una relazione altrettanto sana con la società in cui si vive”. “A beneficiarne – ha proseguito Fico – sarà poi la società stessa, saremo tutti noi. Credo sia questa la direzione da seguire per far sì che nelle carceri si attui un vero percorso di crescita e perché da nonluoghi si trasformino in cantieri/laboratori per costruire e darsi una seconda opportunità”.
Redazione
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