venerdì, Marzo 29, 2024

Processo Cucchi, parla il teste Beringheli: “Il registro è stato sbianchettato”

“Era evidente che il registro delle persone sottoposte a fotosegnalamento della Compagnia di Roma Casilina era stato sbianchettato”. A dirlo il tenente Carmelo Beringheli, sentito oggi in aula nel processo bis sulla morte di Stefano Cucchi in corso davanti alla Corte d’Assise, che vede imputati cinque militari dell’Arma, tre dei quali accusati di omicidio preterintenzionale. “E al capitano Tiziano Testarmata feci presente che il registro in originale, e non solo la fotocopia, andasse acquisito e consegnato alla magistratura per essere sottoposto ad accertamenti”, ha detto sentito come persona informata sui fatti. Prima di Beringheli era stato chiamare a testimoniare Francesco Cavallo, all’epoca dei fatti tenente colonnello e capo ufficio del comando del Gruppo Roma, indagato per falso nel filone sul depistaggio, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Intanto i giudici della Corte d’Assise hanno deciso di acquisire la perizia della professoressa Anna Aprile e del dottor Alois Saller, depositata lo scorso 7 marzo, nel processo in corso davanti alla Corte d’assise d’appello in cui sono a giudizio cinque medici dell’ospedale romano per la morte del 31enne deceduto il 22 ottobre del 2009 a una settimana dal suo arresto. A chiedere l’acquisizione è stato l’avvocato Giosuè Bruno Naso che difende uno degli imputati nel dibattimento. Il presidente della corte non ha escluso che i periti possano essere convocati per eventuali chiarimenti. Alla richiesta avanzata dall’avvocato Naso si sono associate tutte le difese e non si è opposta l’accusa. “Voglio riportare l’attenzione della Corte sull’oggetto effettivo del processo – ha sottolineato Naso, difensore di Roberto Mandolini – le cause della morte di Stefano Cucchi. Accertare le cause della morte è un presupposto ineludibile per poter efficacemente individuare le eventuali responsabilità degli imputati di questo processo”. La richiesta di acquisizione “è un clamoroso autogol per l’avvocato – ha sottolineato il pm Giovanni Musarò – perché la perizia in questione è incentrata su quella disposta nel primo procedimento che abbiamo dimostrato essere una perizia farlocca e costellata da errori incredibili”.
Redazione
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