martedì, Aprile 23, 2024

Terrorismo, erano pronti per fare attentati in Italia: arrestati due simpatizzanti dell’Isis a Palermo

Erano pronti a fare attentati i due giovani ‘lupi solitari’ simpatizzanti dell’Isis. Oltre a essere in possesso di materiale che inneggiava all’organizzazione jihadista. G.F., palermitano di 26 anni attualmente domiciliato presso il Comune di Bernareggio (MB) e di O.G., cittadino marocchino di 18 anni, residente a Cerano (No), responsabili a vario titolo di reati in materia di terrorismo sono stati arrestati all’alba di oggi dalla Digos di Palermo. I due, come dice il pm nel provvedimento di fermo, si erano “addestrati, sia in concorso tra loro che separatamente, per il compimento di atti di natura terroristica, avendo acquisito, anche autonomamente, istruzioni per il compimento di atti di violenza ovvero di sabotaggio di servizi pubblici essenziali, anche rivolti contro uno Stato estero, e in particolare addestrandosi all’uso di armi, allenandosi per raggiungere una preparazione fisica e militare idonea a combattere a fianco dei miliziani dell’Isis in Siria o in altre località”. Hanno anche acquisito, secondo gli inquirenti “materiale video contenente istruzioni per la partecipazione a tali combattimenti anche attraverso lo studio di tecniche di guerriglia e materiale relativo ad azioni di martirio con le tecniche dei kamikaze cui si ispirano; tutti comportamenti univocamente finalizzati alla commissione di condotte con finalità di terrorismo”, rivolte “ad arrecare grave danno a più Paesi sia, mediorientali che europei, e compiute allo scopo di intimidire la popolazione o destabilizzare o distruggere le strutture politiche fondamentali, costituzionali, economiche e sociali di tali Stati”. A tradire il palermitano un selfie, pubblicato sui social, in cui teneva in mano un coltello lungo 26 cm. L’uomo, convertito all’Islam, si era fatto crescere la barba e inneggiava alla vendetta dei combattenti Isis morti in battaglia. ”Nell’Islam non esiste porgere l’altra guancia. La legge di Allah si applica con la spada, e bisogna essere crudeli con i traditori e con i ribelli”, diceva il 26enne, che era detto ‘Yusuf’. Attraverso i più noti social network il palermitano condivideva materiale propagandistico dell’estremismo jihadista e soprattutto dello Stato Islamico (Daesh) sia di tipo documentale (infografie, istruzioni, mappe, vessilli, testi di discorsi estremisti riportanti il simbolo dell’ISIS, e altro) sia di tipo video-fotografico (scene e canti di guerra, immagini di guerriglieri, video di esplosioni e di combattimenti, e altro); materiale di cui si riforniva sia in rete sia ricevendolo da soggetti vicini all’estremismo islamico, residenti su tutto il territorio nazionale, di cui alcuni propugnatori dell’ideologia salafita e della imposizione anche violenta delle regole della Sharia nel mondo occidentale e in Italia in particolare. “L’indagato ha avviato il proprio processo di radicalizzazione, già nell’anno 2017, iniziando a frequentare un luogo di culto islamico della provincia di Palermo. Successivamente, dopo aver conseguito l’abilitazione alla conduzione di mezzi pesanti, si è trasferito per motivi di lavoro, nelle zone del Nord Italia, dove ha accresciuto il suo livello di radicalizzazione, frequentando assiduamente luoghi di culto della provincia di Monza-Brianza ed intensificando le relazioni di amicizia con O.G. ed altri italiani convertiti alla fede islamica, nonché con cittadini stranieri che pongono in essere condotte che evidenziano forme di estremismo preoccupanti. ‘Yusuf’ litigava con i propri genitori che non accettavano la sua scelta di radicalizzazione e li definiva ‘miscredenti’. “L’estremo livello di radicalizzazione” di G.F., dicono gli inquirenti, “era altresì comprovato dal conflittuale rapporto con i propri genitori a seguito della sua conversione ed adesione ai rigidi canoni della religione salafita”. La madre di G.F. era molto preoccupata per il figlio convertito. Confidandosi con un’amica al telefono, senza sapere di essere intercettata, la donna diceva: “Perché io ho mio figlio che lo devo tenere buono (ndr. calmo) perché mio figlio mi può pure scappare da casa, dove se ne va? Con chi si accompagnerebbe? Perciò io me lo deve tenere buono perché io non posso dire certe cose perché per lui è sbagliato”. Per gli inquirenti questa conversazione “confermava inequivocabilmente il percorso di adesione all’ideologia jihadista intrapreso” dal 26enne. Una condivisione che è “andata sempre più radicalizzandosi, in primis, attraverso lo studio ed approfondimento del tema del ”Martirio”, perpetrato tramite l’assidua frequentazione, di soggetti altrettanto radicalizzati, ed infine tramite lo svolgimento di un’effettiva attività di addestramento ed auto-addestramento, funzionale alla preparazione per l’agognato viaggio verso i territori dello Stato Islamico”.
Redazione
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