sabato, Aprile 20, 2024

Usa, il rapporto Mueller sul ‘Russiagate’ non esclude che il presidente Trump abbia ostacolato la giustizia

Il Dipartimento di Giustizia Usa ha pubblicato sul proprio sito il rapporto del procuratore speciale Robert Mueller, che ha condotto l’indagine sul Russiagate. Il testo, come è noto, è stato modificato. Alcune informazioni sono state rese inaccessibili per esigenze di intelligence, perché fanno riferimento ad altri procedimenti in corso e per tutelare la privacy e la reputazione di altri soggetti. Intanto la Commissione Giustizia della Camera dei Rappresentanti ha chiesto a Mueller di testimoniare entro il 23 maggio. A stretto giro, anche la Commissione Intelligence della Camera ha convocato il procuratore speciale, invitato a testimoniare ”alla prima occasione”. “La Commissione – si legge nella lettera – è pronta a collaborare con lei per concordare una data a maggio”. Ma cosa c’è scritto nel rapporto Mueller? Innanzitutto si chiarisce che “se avessimo fiducia, dopo un’indagine approfondita sui fatti, che il presidente chiaramente non abbia commesso ostruzioni di giustizia, lo affermeremmo: in base ai fatti e agli standard legali applicabili, tuttavia, non siamo in grado di raggiungere tale giudizio” si legge in un passaggio del rapporto che si sofferma sulla condotta del presidente Donald Trump in relazione all’indagine sul Russiagate. “Le prove raccolte in relazione alle azioni e alle intenzioni del presidente pongono questioni complesse che ci impediscono di determinare in modo definitivo che non si sia verificata alcuna condotta criminale. Pertanto, mentre questo rapporto non conclude che il presidente ha commesso un crimine, non lo scagiona”, è scritto nel documento. l presidente ha risposto ”non ricordo” per più di 30 volte alle domande scritte poste dal procuratore Mueller, si legge nel rapporto. Altre risposte fornite dal presidente, evidenzia il procuratore speciale, sono state “incomplete o imprecise”. “Le risposte dimostrano l’inadeguatezza del format scritto, visto che non abbiamo avuto l’opportunità di porre ulteriori domande che ci avrebbero garantito risposte complete” e avrebbero consentito al presidente di “chiarire la portata o la natura” dell’assenza di chiarezza. Il procuratore ha accantonato l’ipotesi di interrogare personalmente il presidente perché tale azione avrebbe potuto innescare una “lunga diatriba costituzionale” e provocare “un sostanziale ritardo” nell’indagine. Secondo il report, gli investigatori ritenevano di avere “elementi sufficienti per comprendere eventi rilevanti e fare determinate valutazioni senza la testimonianza del presidente”. “Sono fottuto, è la fine della mia presidenza”. Trump reagì così, il 17 maggio 2017, quando fu informato sulla nomina di Robert Mueller a procuratore speciale per il Russiagate. E’ il dettaglio inserito nel rapporto pubblicato dal Dipartimento di Giustizia. A pagina 78, si legge che Trump fu informato dall’attorney general, Jeff Sessions. “O mio Dio. E’ terribile. Questa è la fine della mia presidenza. Sono fottuto”, disse Trump secondo la documentazione raccolta dagli investigatori. La ricostruzione del procuratore speciale, in particolare, si basa sugli appunti di Jody Hunt, all’epoca capo dello staff di Sessions. “Tutti mi dicono che se ti ritrovi uno di questi procuratori indipendenti – le parole di Trump – è la rovina della tua presidenza”. Trump cercò di ottenere il licenziamento di Mueller. Il rapporto dello special counsel fa riferimento ad eventi avvenuti il 17 giugno 2017 e raccontati da Don McGahn, all’epoca legale della Casa Bianca, nelle testimonianze rese durante l’inchiesta. Il presidente, dopo aver appreso dai media del proprio coinvolgimento nell’indagine, telefonò a McGahn. Il legale secondo le disposizioni del presidente avrebbe dovuto chiamare il vice attorney general, Rod Rosenstein, e sollecitare il licenziamento di Mueller. “Chiama Rod, dì a Rod che Mueller ha conflitti” d’interesse “e non può essere il procuratore speciale”. McGahn, si legge nel rapporto, non seguì le indicazioni del presidente e decise di dimettersi. Donald Trump non ha commesso il reato di ostruzione alla giustizia perché, spesso, i suoi ordini non sono stati eseguiti. E’ il quadro delineato dal rapporto del procuratore speciale. “Gli sforzi del presidente per influenzare l’indagine” sul Russiagate “sono stati essenzialmente infruttuosi, ma questo è dovuto in larga parte al fatto che le persone della cerchia del presidente hanno rifiutato di eseguire i suoi ordini o dar seguito alle sue richieste”, si legge nel documento. “Una vittoria totale” per Donald Trump. I legali del presidente degli Stati Uniti si esprimono così, in un comunicato, dopo la diffusione del rapporto di Mueller. “L’assoluzione del presidente è un importante passo avanti per il Paese e un forte richiamo al fatto che non si deve permettere che questo tipo di abuso possa ripetersi”, affermano Rudolph W. Giuliani, Jay A. Sekulow, Jane Serene Raskin e Martin R. Raskin.
Redazione
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