venerdì, Marzo 29, 2024

Elezioni in Spagna, con Santiago Abascal torna in Parlamento l’ultradestra patriottica dopo la morte di Franco

Amante delle moto di grande cilindrata, il volto incorniciato dalla barba, Santiago Abascal predica la Spagna agli spagnoli ed è espressione di un patriottismo nazional cattolico e monarchico, euroscettico e anti immigrati. Fondatore del partito populista Vox, il 43enne sta sparigliando le carte della politica spagnola. Con i 24 seggi conquistati, a meno di 44 anni dalla morte del dittatore Francisco Franco, l’ultradestra approderà ora per la prima volta nel Parlamento della Spagna democratica aumentando la frammentazione del panorama politico. Nato il 14 aprile 1976 a Bilbao in una famiglia di tradizione politica di destra, con un nonno ex sindaco franchista nel paesino di Amurrio e un padre leader del partito Alianza popular nei paesi baschi, Abascal a 23 anni è diventato a sua volta consigliere comunale per quello che ormai era diventato il Partito Popolare nella cittadina basca di LLodio. Minacciato e aggredito, in quegli anni di terrorismo basco girava armato di una Smith e Wesson e veniva protetto da una scorta. Alla testa di Vox, che ha fondato nel 2014 dopo aver lasciato il Partito Popolare ritenendolo troppo timido coi separatisti catalani, ha riscosso il suo primo importante successo elettorale lo scorso dicembre alle elezioni regionali in Andalusia dove ha ottenuto 12 seggi su 109. Un’avanzata che ha già avuto come effetto di spostare a destra il partito Popolare e Ciudadanos. Abascal, che non si era presentato personalmente al voto, aveva saputo intercettare lo scontento di una parte degli andalusi con il suo programma in cento punti che riguarda tutta la Spagna, senza particolare attenzione a questa regione, se non l’enfasi contro gli immigrati, che in gran parte sbarcano su queste coste. La Spagna che sogna il 43enne – divorziato da una prima moglie da cui ha avuto due figli, convive ora con la blogger e influencer Lidia Bedman, madre di altri due suoi figli – è un Paese centralista, dove viene cancellata l’autonomia catalana e vengono ridotte al minimo le prerogative delle amministrazioni locali. Vox parla di lotta alla corruzione, taglio delle tasse, abolizione della legge contro la violenza di genere, sostegno alla famiglia tradizionale, chiusura delle moschee estremiste e “controllo dell’immigrazione in funzione delle necessità dell’economia nazionale e della capacità dei migranti di integrarsi e accettare i nostri valori”. In attesa delle elezioni e dei risultati, Vox negli ultimi tempi ha conquistato già le prime pagine internazionali. L’irruzione del nuovo soggetto politico nel panorama nazionale è stata evidenziata dalla Bbc: “La crisi catalana e la crescita di Vox hanno cambiato il dibattito nella politica spagnola”, è stata la sintesi dell’emittente. Dagli Stati Uniti, in vista del voto, Foreign Policy ha delinato lo scenario in cui il prossimo governo spagnolo potrebbe essere influenzato da un “partito xenofobo” o dalle pressioni dei separatisti catalani. Un esecutivo con il sostegno dell’estrema destra o degli indipendentisti, secondo Foreign Policy, “sarebbe un grave pericolo per la democrazia spagnola”. Politico, negli stessi giorni, aveva evidenziato l’effetto domino che Vox ha provocato, influenzando il Partito Popolare e la linea del leader Pablo Casado: “Lo spostamento a destra di Casado è una reazione ai cambiamenti che hanno scosso la politica spagnola”, ha scritto Politico. In Francia, Le Monde ha analizzato il ‘decollo’ di Vox e fa riferimento ad una causa scatenante: “Cos’è cambiato? Senza dubbio il processo di indipendenza catalana”, ha scritto il quotidiano. “Vox è anche l’unica formazione in Spagna che sostiene la sospensione dell’autonomia, il ritorno a un modello di stato unitario e il divieto dei partiti indipendentisti”. A Londra, il Guardian ha osservato che “la crescita di Vox, alimentata principalmente dalla crisi catalana ma anche dalle guerre culturali del femminismo, correttezza politica e centralizzazione, ha causato il panico nel Partito Popolare e in Ciudadanos, spingendo entrambi i partiti a destra”. In questo quadro, secondo il Financial Times, spicca ancora la figura del leader socialista Pedro Sanchez, che “è rimasto moderato e ha mantenuto un alto profilo durante la campagna. Questo dovrebbe garantirgli dividendi elettorali e metterlo nelle condizioni di imporsi”.
Redazione
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