martedì, Marzo 19, 2024

Addio a Niki Lauda, leggenda dei “tempi d’oro” della Formula 1

di Alessandro Ceccarelli

Se ne è andato un assoluto protagonista della Formula 1 quando tale (complesso) sport era decisamente meno tecnologico e più umano. Niki Lauda era un uomo distinto, riservato, estremamente corretto in pista e  deciso nei non facili rapporti con Enzo Ferrari. Erano i tempi in cui i piloti erano più importanti delle macchine. L’aspetto umano era più determinante rispetto alla tecnologia spaziale dei bolidi di oggi. Erano i tempi in cui anche le donne (Lella Lombardi), sfidavano i grandi campioni dell’altro sesso. Allora gli avversari di Lauda erano personaggi del calibro di Emerson Fittipaldi, James Stewart e l’arcirivale James Hunt. Anche un film di Ron Howard ha raccontato la sfida tra i due campioni nel 1976, anno in cui Lauda ebbe il terribile incidente in Germania. La Formula 1 del terzo millennio appassiona soprattutto gli esperti (pochi) e nonostante la presenza di grandi campioni non ha minimamente il fascino delle gare degli anni ’60 e ’70. Probabilmente l’ultimo grande protagonista è stato Ayrton Senna, morto nel 1994, forse l’ultimo ‘condottiero’ del volante che era in grado di alimentare il fascino e il mistero degli eroi di cui Lauda faceva parte.

Niki Lauda era una vera e propria leggenda. Il tre volte campione del mondo, che aveva 70 anni, è deceduto nel sonno. “Con profonda tristezza, annunciamo che il nostro amato Niki è morto pacificamente con la sua famiglia lunedì scorso”, ha fatto sapere la famiglia con una nota pubblicata dal ‘Sun’. “I suoi risultati unici come atleta e imprenditore sono e rimarranno – si legge ancora – indimenticabili, come il suo instancabile entusiasmo per l’azione, la sua schiettezza e il suo coraggio. Un modello e un punto di riferimento per tutti noi, era un marito amorevole e premuroso, un padre e nonno lontano dal pubblico, e ci mancherà”. L’ex pilota si era sottoposto a un trapianto di polmone l’anno scorso e a gennaio era stato ricoverato in terapia intensiva a causa di una grave influenza. Nell’agosto del ì 1976 il drammatico incidente al Gran Premio di Germania che lo lasciò sfigurato per tutta la vita e che danneggiò i suoi polmoni. Nonostante questo continuò a gareggiare e a vincere. Lo schianto contro una recinzione durante la gara sulla pista tedesca di Nuerburgring avvenne a una velocità di 200 chilometri. “L’impatto è stato così violento che il casco mi si è tolto da solo”, disse dell’incidente. La sua Ferrari fu avvolta dalle fiamme e per tirarlo fuori dalla macchina ci vollero 55 secondi grazie all’eroico intervento di Arturo Merzario, il pilota oggi 76enne che gli salvò la vita. All’ospedale un prete gli diede l’estrema unzione, viste le sue condizioni. “Ma non volevo morire, volevo continuare a vivere”, disse Lauda quattro decenni dopo l’incidente.Ma non ha solo continuato a vivere, ha continuato a combattere. Solo 42 giorni dopo l’incidente, era di nuovo al volante conquistando il quarto posto nel Gran Premio d’Italia a Monza, chiudendo la stagione come secondo classificato dopo il rivale britannico James Hunt. “Ritornare rapidamente faceva parte della mia strategia, per non stare seduto a casa e pensare al motivo per cui mi era successo”, disse.Oltre ai problemi di salute persistenti, lo schianto gli ‘lasciò’ anche quel suo caratteristico berretto sportivo rosso. Il suo fisioterapista inizialmente glielo fece indossare per tenere le bende sulla testa, ma Lauda continuò a indossarlo in modo che le persone lo guardassero negli occhi piuttosto senza farsi distrarre dalle parti della sua testa ustionata.Dopo il suo primo titolo mondiale di Formula 1 nel 1975, Lauda vinse altre due volte nel 1977 e nel 1984 per un solo mezzo punto. Quando l’austriaco concluse la sua carriera agonistica nel 1985, aveva partecipato a 171 gare di Formula 1, vincendone 25 e salendo sul podio 54 volte.”Oggi è un giorno triste per la F1. La grande famiglia della Ferrari apprende con profonda tristezza la notizia della morte dell’amico Niki Lauda, tre volte campione del mondo, due con la Scuderia (1975-1977). Resterai per sempre nei cuori nostri e in quelli dei tifosi. #CiaoNiki”, si legge in un post pubblicato sul profilo Facebook della Ferrari.

Redazione
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