venerdì, Aprile 19, 2024

Cesare Battisti ricorre in Cassazione contro l’ergastolo

Cesare Battisti ricorre in Cassazione contro la decisione dei giudici della corte d’assise d’appello di Milano che lo scorso maggio hanno rigettato la richiesta presentata dalla difesa dell’ex terrorista di acconsentire all’istanza di commutazione della pena dall’ergastolo a 30 anni, sulla base dell’accordo di estradizione raggiunto faticosamente tra Italia e Brasile, dove non è previsto il carcere a vita.
In particolare, il difensore Davide Steccanella si rifà nei motivi d’appello all'”inosservanza e erronea applicazione di legge in relazione della Convenzione di Vienna” così come del Patto internazionale sui diritti civili delle Nazioni Unite e di “manifesta illogicità e intrinseca contraddittorietà della motivazione”. Per questi motivi “si chiede l’annullamento dell’ordinanza” perché intercorre “in erronea applicazione di legge” e non risolve, “con argomentazione logica e giuridicamente ineccepibile, le questioni di diritto proposte”.
Al centro della discussione la procedura che ha permesso di riportare in Italia l’ex terrorista fermato domenica 12 gennaio scorso in Bolivia e sottoposto il giorno successivo a una procedura di espulsione che, secondo il legale, gli avrebbe concesso tre giorni per presentare ricorso. Un’espulsione corretta secondo il sottotitolo procuratore Antonio Lamanna e per la corte d’assise d’appello di Milano. Per il difensore, invece, “la procedura di estradizione brasiliana risultava definitivamente perfezionata in ogni suo passaggio di legge e pertanto conclusa e come tale pienamente eseguibile a far tempo dal 14 dicembre 2018 in avanti e nel rispetto degli accordi formalmente assunti da entrambi gli Stati sovrani interessati”. In pratica dunque, per la difesa di Battisti, bisognava attuare la procedura di estradizione e quindi commutare l’ergastolo in una condanna di trent’anni.
Redazione
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