venerdì, Marzo 29, 2024

Pozzallo (Ragusa), arrestati due scafisti senegalesi

La polizia giudiziaria a seguito dello sbarco di ieri a Pozzallo (Ragusa)ha raccolto gravi indizi di colpevolezza a carico di 2 scafisti senegalesi, di 16 e 21 anni. Secondo i testimoni sono loro che hanno condotto l’imbarcazione partita dalle coste libiche. “Il delitto è aggravato dal fatto di aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per averle sottoposte a trattamento inumano e degradante”, spiegano gli inquirenti. I migranti sono stati ospitati presso l’Hot Spot di Pozzallo per essere visitati e identificati dalla Polizia Scientifica. Grazie al lavoro di un team di poliziotti specializzati per il contrasto dell’immigrazione clandestina, dopo aver ascoltato le storie narrate dai passeggeri, “con il prezioso ed imprescindibile supporto degli interpreti, è stato possibile sottoporre a fermo i due indagati, un maggiorenne ed un minorenne”, spiegano gli inquirenti. I migranti hanno dichiarato di essere partiti dalle coste libiche e di aver pagato in media 1.500 euro cadauno. Stando a quanto raccontato dai migranti agli inquirenti, per quasi tre giorni, oltre 60 ore, gli scafisti non avrebbero dato da mangiare e bere alle persone a bordo. Solo prima della partenza un pezzo di pane e formaggio. La loro permanenza nella connection house libica è durata molti mesi. “Dalle dichiarazioni dei migranti emergevano in modo chiaro le responsabilità dei due scafisti – dicono gli inquirenti -. I libici pur di non assumersi alcun rischio rispetto alle responsabilità penali hanno affidato i 60 migranti ad un giovane di 16 anni aiutato da un connazionale di 21. Timone, bussola e telefono satellitare, indicata la rotta i migranti vengono fatti partire senza alcuna assistenza da parte di chi poco prima ha chiesto loro ingenti somme di denaro per raggiungere l’Europa (così come dichiarano i testimoni)”.
Dopo gli accertamenti sull’identità dei 2 indagati mediante l’acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica, personale della squadra mobile ha condotto presso il carcere di Ragusa il maggiorenne a disposizione dell’Autorità Giudiziaria iblea ed il minore presso il centro di prima accoglienza di Catania a disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni. A seguito delle operazioni di fotosegnalamento mediante acquisizione delle impronte digitali da parte della Polizia Scientifica e delle analisi effettuate dagli uomini della squadra mobile di Ragusa è stato accertato che nessuno degli sbarcati fosse mai stato identificato in Italia, come dice il capo della mobile, il vicequestore aggiunto Antonino Ciavola.
Redazione
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