sabato, Aprile 20, 2024

Lazio: Consiglio approva legge su aree a rischio ambientale

La Regione potrà individuare le zone critiche e intervenire preventivamente con un piano di risanamento e recupero. Stanziati 1,5 milioni per il biennio 2020-2021.

 

“Giù le mani da chi ha già dato”. Con questo slogan, in dichiarazione di voto, Marco Cacciatore (M5s) ha inteso riassumere il senso della proposta di legge n. 124 “Disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale”, approvata oggi dal Consiglio regionale del Lazio. Il provvedimento, primo firmatario Cacciatore ma sottoscritto anche da tutto il suo gruppo e dai consiglieri della Lista civica Zingaretti e da Eleonora Mattia (Pd), è stato votato da 32 consiglieri (centro sinistra più Movimento 5 stelle), con l’astensione di sei consiglieri di centro destra. L’obiettivo principale delle nuove norme è quello di tutelare soprattutto quei territori già pressati da situazioni critiche dal punto di vista ambientale. La legge, infatti, disciplina l’individuazione delle aree a elevato rischio di crisi ambientale e le misure per l’eliminazione o la riduzione dei fenomeni di inquinamento e di squilibrio ambientale, segnalati dai relativi piani di risanamento. Nel testo votato oggi, all’articolo due, modificato dagli emendamenti di Eugenio Patanè (Pd) e Gianluca Quadrana (Lista civica Zingaretti), viene specificato quali siano le condizioni che determinano l’individuazione delle aree a rischio da parte della Giunta regionale: a) Gravi alterazioni degli equilibri ecologici del suolo e del sottosuolo, nell’atmosfera, nelle acque superficiali e sotterranee, compresi i sedimenti fluviali, lacuali e marini; b) Elevata concentrazione di stabilimenti industriali con possibilità di incidenti rilevanti; c) Impianti, anche in fase di smaltimento, che impieghino materiali radioattivi destinati alla fabbricazione e stoccaggio del combustibile nucleare e dei rifiuti radioattivi. Per ciascuna area dichiarata a elevato rischio di crisi ambientale, verrà redatto un piano di risanamento, che individua le misure urgenti da attivare per rimuovere i fenomeni in atto e le situazioni di rischio e, di conseguenza, le misure per avviare il recupero ambientale e la riqualificazione dell’area. All’interno delle aree individuate, la Regione eseguirà un’indagine epidemiologica per la popolazione esposta e, insieme agli enti locali – nell’ambito delle rispettive competenze – potrà arrivare a vietare: la realizzazione di nuovi edifici residenziali; la realizzazione, l’ampliamento o la riattivazione delle attività di cui al decreto legislativo 105/2015 che rischiano di provocare incidenti rilevanti connessi a determinate sostanze pericolose; qualsiasi altra attività che possa alterare gli equilibri ecologici di un sito. Il monitoraggio delle aree dichiarate ad alto rischio sarà effettuato dall’Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale del Lazio), dalle aziende sanitarie locali territorialmente competenti, dalla Città metropolitana di Roma capitale e dalle altre province. Per finanziare l’attività di monitoraggio dell’Arpa, la legge stanzia 100mila euro per ciascuna annualità 2020 e 2021. Per quanto riguarda invece le risorse economiche a sostegno degli interventi previsti dalla nuova legge, la norma finanziaria prevede 250mila euro per ciascuna annualità 2020 e 2021 per parte corrente e il doppio per parte in conto capitale. Durante i lavori d’Aula, condotti dal presidente Mauro Buschini, sono stati approvati una ventina tra emendamenti e subemendamenti, alcuni dei quali hanno richiesto approfondimenti e chiarimenti tra i consiglieri e tra questi e la Giunta, perché hanno riguardato punti importanti della legge. Da una parte Cacciatore e Gaia Pernarella (M5s) hanno cercato di mantenere il testo così come approvato in ottava commissione, dall’altra, soprattutto Quadrana e Patanè, ma anche gli assessori Massimiliano Valeriani ed Enrica Onorati, hanno sostenuto la bontà dei loro emendamenti, finalizzati – a loro avviso – a migliorare il provvedimento. Poco prima del voto finale, Marco Cacciatore ha comunque espresso soddisfazione per l’approvazione di una legge che rimette al centro “il diritto di un ambiente salubre e di attività anche imprenditoriali importanti che si compiono nel novero dell’articolo 41 e dell’utilità sociale da garantire alla cittadinanza”, ha detto il presidente della decima commissione. “È chiaro – ha aggiunto Cacciatore – è una legge che ho proposto, ma non siamo maggioranza, per cui in verità mi dichiaro non del tutto soddisfatto. Purtuttavia, è un risultato che, benché minimo, mi sento di dovere ai territori, alle comunità e alle persone per cui sono qui. Se si continua così, allora vorrà dire che veramente questa legislatura, nata anatra zoppa, zoppica dalla parte giusta”.

La soddisfazione del consigliere

regionale del PD, Eugenio Patanè

“Esprimo grande soddisfazione per l’approvazione da parte dell’Aula della Pisana della legge, presentata dai colleghi del M5S, per la salvaguardia delle aree a rischio: è la dimostrazione che in Regione Lazio quando si parla di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini non esistono colori politici”:  così in un comunicato Eugenio Patané, Consigliere regionale del Pd e componente della Commissione Ambiente e Agricoltura al Consiglio regionale del Lazio. “Con il testo approvato oggi – spiega Patané – la Regione Lazio mostra ancora una volta che la difesa dell’ambiente e la protezione di alcune aree sensibili sono principi cardine dell’azione politica e amministrativa. Nel testo, tra le altre cose, viene specificato quali siano le condizioni che determinano l’individuazione delle aree a rischio: alterazioni degli equilibri ecologici del suolo e del sottosuolo, nell’atmosfera, nelle acque superficiali e sotterranee; elevata concentrazione di stabilimenti industriali con possibilità di incidenti rilevanti; impianti che impieghino materiali radioattivi destinati alla fabbricazione e stoccaggio del combustibile nucleare e dei rifiuti radioattivi”.

“Ci siamo impegnati a fondo per giungere all’approvazione di un emendamento, all’interno del testo di legge, a difesa delle aziende del settore agricolo, il più colpito e penalizzato da danni derivanti da attività esterne. Grazie al nostro contributo, viene specificato che le limitazioni, che scattano d’ufficio qualora sia individuata un’area a rischio, non si applicano per l’agricoltura se non specificatamente individuate dal piano di risanamento dell’area. Nello stesso piano, inoltre, devono essere individuate forme di indennizzo per il settore agricolo che spesso, come detto, risulta essere il più danneggiato”.

Redazione
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