venerdì, Aprile 19, 2024

Russiagate, è Francesco Vannucci “il terzo uomo” presente alla riunione al Metropol di Mosca

Il soprannome di ‘nonno’ non gli piace. Si chiama Francesco Vannucci, ha 62 anni ed è lui il terzo uomo presente alla riunione al Metropol di Mosca assieme a Gianluca Savoini e all’avvocato Gianluca Meranda. Riunione finita al centro dell’inchiesta milanese per corruzione internazionale. “Il Francesco del Metropol sono io”. L’uomo, un esperto bancario che dice di collaborare da anni con Meranda, spiega di essere nato a Suvereto (Li) l’11 dicembre del 1956, e di voler fare luce sulla sua presenza all’incontro del 18 ottobre scorso al Metropol, al quale era presente, afferma, “in qualità di consulente esperto bancario che da anni collabora con l’avvocato Gianluca Meranda”. Nella mail Vannucci sottolinea che lo scopo dell’incontro “era prettamente professionale e si è svolto nel rispetto dei canoni della deontologia commerciale”. Quindi spiega che “non vi sono state situazioni di natura diversa rispetto a quelle tipiche previste dalle normative che disciplinano i rapporti d’affari”. E si dice “profondamente dispiaciuto di essere indicato in modo a volte ironico, a volte opaco, con lo pseudonimo di ‘nonno Francesco’”. “Così come sono profondamente rammaricato di dover con questa mia nota interrompere la privacy mia e della mia famiglia – ammette Vannucci -. Confido nella serietà della Magistratura italiana nel capire le chiare dinamiche di questa vicenda”. Sulla sua presenza al Metropol risponde anche l’avvocato Meranda. Contattato via WhatsApp, quando gli viene chiesto se conferma l’identità di Vannucci e il contenuto della mail, Meranda afferma: “Se la nota dice che è lui il terzo italiano, non posso smentirla”. Mentre al telefono Vannucci spiega: “Mi ha dato il vostro numero un avvocato, confermo quello che ho scritto e questo è tutto quello che ho da dire ora”. Ma sul contenuto del messaggio il Tribunale di Milano e altri inquirenti frenano, smentendo di fatto l’identità di Vannucci. La vicenda è intricata. Tanto da portare il procuratore di Milano Francvesco Greco a parlare di “indagini complesse, lunghe, laboriose e internazionali”. E mentre il capo della procura meneghina esclude di sentire Salvini sulla vicenda, Savoini, che ha preferito non rispondere alle domande dei pm, ha fatto sapere tramite il suo legale, Lara Pellegrini, di sentirsi “sereno”.
Redazione
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