venerdì, Marzo 29, 2024

Russiagate, l’audio dell’Hotel Metropol è stato registrato da uno dei tre italiani presenti all’incontro

E’ verosimile che l’audio dell’hotel Metropol, finito al centro dell’inchiesta della procura di Milano che indaga per corruzione internazionale su presunti fondi russi alla Lega, sia stato registrato da uno dei tre italiani presenti all’incontro del 18 ottobre scorso. E’ quanto si apprende da fonti della procura. Se è vera l’ipotesi – essendo la fonte segreta non si può escludere che sia stato uno dei tre russi a diffonderlo – il campo si restringe: da quanto documentato al tavolo ci sarebbe stato Gianluca Savoini, ex portavoce del vicepremier Matteo Salvini e presidente dell’associazione Lombardia-Russia, considerato un uomo della Lega.
Con lui, per discutere con i russi dell’acquisto di un ingente quantitativo di petrolio, l’avvocato Gianluca Meranda e il consulente esperto bancario Francesco Vannucci che hanno ammesso via stampa di aver partecipato all’incontro al centro dell’inchiesta per corruzione internazionale. Per quali interessi chi era al tavolo abbia registrato con un cellulare i dettagli dell’operazione resta ancora uno dei nodi irrisolti dell’inchiesta. Intanto, i pm di Milano Sergio Spataro e Gaetano Ruta hanno depositato i documenti al Riesame dopo la richiesta di dissequestro avanzate dai difensori dei tre indagati per corruzione internazionale – Savoini, Meranda e Vannucci. Al Riesame è stato depositato “il meno possibile”, così da non dare grande vantaggio alle difese. Da quanto si apprende è stata depositata la trascrizione dell’audio registrato durante l’incontro all’hotel Metropol del 18 ottobre 2018 al centro dell’inchiesta milanese “e poco altro”. Tabulati o altre informazioni più corpose resteranno così fuori dal deposito. L’udienza – vista la pausa estiva – sarà fissata a settembre. Le difese degli indagati, che hanno chiesto il dissequestro di computer e cellulari, una volta acquisita la documentazione potrebbero decidere di rinunciare al Riesame.
Da quanto si apprende, nelle carte depositate dalla procura c’è una perizia che dimostra che l’audio acquisito – registrato probabilmente con un cellulare – è originale e non è stato manomesso: “Con i tecnici è stata verificata la genuinità del file audio e l’assenza di manomissione”, spiega la procura di Milano che così ‘blinda’ quella che è la prova regina nell’inchiesta.
In formato Mp3, l’audio è stato consegnato da un giornalista de L’Espresso ai pm di Milano, che lo hanno ascoltato poco dopo l’articolo pubblicato a febbraio. Il giornalista si è avvalso del segreto professionale e non ha rivelato la fonte che lo ha fornito. In particolare, è lo stesso giornalista nel corso delle dichiarazioni ai magistrati a fare riferimento a un audio di cui non si parlava nell’articolo pubblicato. All’incontro a Mosca sono presenti i due giornalisti de L’Espresso che scattano foto e assistono alla discussione che vede da un parte tre russi, tra cui almeno un funzionario pubblico, e tre italiani, tutti identificati e denunciati per corruzione internazionale. Alla richiesta di consegna dell’audio, preludio a un’eventuale perquisizione, il cronista ha consegnato il file Mp3.
Nella riunione, durata un’ora e un quarto, si parla del coinvolgimento di un gigante dell’energia russo per vendere 3 milioni di tonnellate di petrolio all’Eni – società che si è sempre dichiarata estranea e non risulta coinvolta – per il valore di 1,5 miliardi di dollari. Da questa transazione, secondo il sito americano BuzzFeed che ha pubblicato l’audio, sarebbero avanzati 65 milioni di dollari destinati, secondo la ricostruzione giornalistica, a finanziare le casse della Lega.
Come pubblicato da L’Espresso lo scorso febbraio, testata che per prima ha scritto della vicenda, nell’audio si sente più volte una voce attribuita a Gianluca Savoini – ex portavoce di Salvini, presidente dell’associazione Lombardia-Russia e considerato un uomo della Lega – ripetere: “Vogliamo cambiare l’Europa. La nuova Europa deve essere molto più vicina alla Russia”.
La procura di Milano ha lavorato sottotraccia per cinque mesi prima che l’indagine esplodesse sui giornali. L’inchiesta di Sergio Spataro e Gaetano Ruta inizia dopo la pubblicazione su L’Espresso: l’apertura del fascicolo non è immediata, ma le attività ‘nascoste’ – su cui i pm mantengono il massimo riserbo – avrebbero portato a dei risultati per dimostrare l’accusa di corruzione internazionale, da sommare alla traccia audio nelle mani dei pm.
Redazione
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