venerdì, Marzo 29, 2024

Musica, cinquant’anni fa il debutto dei leggendari King Crimson

Il 10 ottobre del 1969 fu pubblicato il loro primo album “In the court of the Crimson King

 

di Alessandro Ceccarelli

 Prologo

La rock band britannica dei King Crimson spegne le prime cinquanta candeline. Si tratta di un ragguardevole traguardo per un gruppo che ha contribuito in maniera determinante all’evoluzione della musica degli ultimi cinque decenni. Nell’ottobre del 1969 fu infatti pubblicato per la Island Records “In the court of the Crimson King” che spiazzò e stupì l’Europa e gli Stati Uniti per le tante novità del suono, di stile, approccio e di influenze musicali che (sintetizzando) hanno dato il via al cosiddetto ‘progressive rock’ che ebbe molta fortuna sino alla metà degli anni ’70. La parabola artistica ed umana del gruppo non ancora dominato dal chitarrista Robert Fripp partì molto bene: il primo album scalò le classifiche (raggiunse addirittura il 1° posto in Giappone e il 5° in Gran Bretagna) e i concerti furono sempre molto affollati. Purtroppo la magia che unì Fripp, il bassista-cantante Greg Lake, il multi strumentista Ian McDonald e il batterista Mike Giles si interruppe bruscamente dopo la seconda tournèe negli Stati Uniti tra il dicembre del 1969 e il gennaio del 1970. I King Crimson, con il loro primo album nelle top ten europee e americane si sfaldò: Mike Giles e Ian McDonald lasciarono il progetto e pochi mesi dopo anche Greg Lake diede il benservito al nascente dispotismo musicale ed umano di Robert Fripp. Le divergenze furono soprattutto di naturale prettamente musicale che portarono una frattura insanabile tra Fripp e il resto della band. In definitiva i King Crimson furono un gruppo vero e proprio soltanto durante le registrazioni del primo album e i seguenti concerti. Quando Robert Fripp prese le redini della band la trasformò (purtroppo) in una sua personale creatura e dal quel momento almeno dal punto di vista dei consensi e delle vendite ci fu un vero e proprio crollo. Negli album che seguirono il chitarrista cambiò quasi sempre la formazione e il suo discutibile rapporto con la stampa contribuì ad una sorta di isolamento del gruppo che non replicò mai più il successo di “In the court of the Crimson king”.

Contesto storico-musicale
Ci sono alcuni dischi che pur non avendo avuto un importante riscontro di vendite sono considerati dei veri e propri capolavori, delle pietre miliari, album innovativi che hanno aperto la strada a tante altre band. E’ il caso dei King Crimson, uno dei gruppi britannici più atipici ed influenti che hanno avuto un’importanza enorme per le rivoluzionarie scelte musicali, sonore e filosofiche. Non sono mai stati popolari come avrebbero sicuramente meritato, ma la loro leggenda è cresciuta nel corso dei decenni. Il loro primo album, “In the court of the Crimson King” uscì il 10 ottobre nel 1969 e l’impatto fu enorme, impressionante. Dopo l’esplosione dei Beatles, nel corso degli anni Sessanta si erano affermati gruppi come Rolling Stone, Who, Cream, i Nice di Keith Emerson, Colosseum, i Traffic e i Jethro Tull. Questi complessi cercarono di migliorare la rivoluzione musicale dei Beatles, con alcune innovazioni come brani sempre più complessi e lunghi con influenze che andavano dal blues, al folk sino al alla musica classica. Nella seconda metà degli anni ’60 si imposero anche i Pink Floyd, forse i più originali e sperimentali tra le realtà nel rock anglosassone. La band di Syd Barrett introdusse elementi psichedelici, spunti di pura improvvisazione e avanguardia novecentesca soprattutto nell’album “Ummagumma” del 1969. Il rock, nato negli Stati Uniti, ora stava vivendo un momento di grande creatività in Gran Bretagna. All’inizio del 1969, il giovane chitarrista Robert Fripp, aveva già le idee molto chiare: voleva costituire una band che fosse completamente originale rispetto al panorama dell’epoca sia per la musica che per il sound. Spese molto tempo per trovare i musicisti giusti per il suo progetto e alla fine la linea up dei King Crimson era composta da Greg Lake alla voce e al basso, Ian McDonald alle tastiere, sassofoni, clarinetto e flauto, Mike Giles alla batteria e ovviamente Fripp alle chitarre. Il compositore voleva un sound nuovo e una musica che abbracciasse vari linguaggi come l’improvvisazione jazzistica, la musica classica, le ballad romantiche; il tutto combinato con strumenti elettronici e acustici, alcuni dei quali all’epoca ancora poco usati come il rivoluzionario Mellotron, una tastiera con nastri magnetici in grado di riprodurre il suono di una sezione d’archi. Questo strumento era stato usato timidamente dai Beatles e dai Moody Blues. Grazie all’uso massiccio nel primo album dei King Crimson, divenne molto popolare negli anni ’70 e venne largamente impiegato da gruppi come Yes, Genesis, Gentle Giant, Led Zeppelin, Camel, Focus, Van Der Graaf Generator e altri. Tra l’aprile e il maggio del 1969 i neonati King Crimson si esibirono in alcuni locali londinesi ma la grande occasione avvenne il 5 luglio del 1969, quando suonarono prima dei Rolling Stones nel concerto in memoria di Brian Jones a Hyde Park davanti a 300mila persone. Il gruppo di Robert Fripp era quasi sconosciuto: la reazione del pubblico fu estremamente positiva. La musica proposta dai King Crimson era una novità assoluta: coniugava momenti di grande impatto sonoro (20th century schizoide man) a situazioni molto delicate e piene di romanticismo (I talk to the wind). Gli arrangiamenti erano estremamente curati e raffinati e le capacità tecniche dei musicisti erano davvero notevoli. Anche la stampa spese parole molto positive sui King Crimson. Il “Guardian” lì definì “un gruppo sensazionale”. Nel mese di agosto fecero un breve tour negli Stati Uniti insieme a Janis Joplin, Johnny Winter e gli Iron Butterfly. Tra luglio e agosto tornarono in Gran Bretagna per iniziare le registrazioni del loro primo album. Un discorso a parte merita la coperta. Fu disegnata da Barry Godber, un giovane programmatore di 23 anni, scomparso prematuramente l’anno successivo per attacco cardiaco; i due dipinti, che quindi rimangono le uniche opere di Godber, sono conservate attualmente da Robert Fripp.  Il dipinto utilizzato per l’esterno della copertina rappresenta il volto di un uomo spaventato, con gli occhi spalancati, mentre urla; l’uomo, con il volto sfigurato e l’orecchio sproporzionato, rappresenta l’uomo schizoide del ventunesimo secolo di cui parla il primo brano. All’interno, invece, è presente un volto apparentemente calmo e sorridente, che mostra anche le mani, in posa sacerdotale: rappresenta il Re Cremisi, nome sia dell’album che del gruppo; in entrambi i dipinti il colore predominante è il rosso cremisi, accompagnato dal blu. A causa della sua originalità, della mostruosità del volto, e dell’assenza di informazioni sia sul davanti che sul retro, questa illustrazione è stata considerata da alcuni una delle più significative della storia del rock, insieme al prisma di “The Dark Side of the Moon” o alla copertina bianca di “The Beatles”.

I brani, il sound e le contaminazioni

Dal punto di vista musicale “In the court of the Crimson King” rappresenta molte novità. Innanzitutto il deliberato superamento della forma canzone di tre-quattro minuti; la totale assenza di scale blues e l’uso dell’improvvisazione jazz in brani come “Moon child” che dopo un’apertura tradizionale si trasforma in una sorta di dipinto sonoro informale privo della tradizionale melodia: ogni strumento segue una propria linea come nel freejazz. La magia sonora raggiunta durante le registrazioni e nei primi concerti subì purtroppo un brusco stop dopo la seconda tournée americana. Pubblicato l’album che ebbe un buon successo di vendite (fu l’unico disco dei King Crimson ad ottenere il disco di platino), le tensioni interne aumentarono. McDonald e Giles si scontrano con Fripp per la leadership musicale della band. Il chitarrista voleva imporre un sound più complesso, duro e meno melodico, il tastierista e il batterista erano propensi per le ballad romantiche. Negli anni successivi la leadership di Robert Fripp divenne sempre più “dittatoriale”: i King Crimson erano la sua creatura e per questo il chitarrista non accettò mai compromessi di nessun tipo. Il gruppo di Fripp, cambiando spesso formazione e direzione musicale nel corso nei decenne successivi, è rimasto sempre coerente con la sua rigorosa filosofia di vita che ha permeato anche la sua carriera musicale.
Redazione
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