venerdì, Marzo 29, 2024

Cultura, a dieci anni dalla morte il ricordo dell’intellettuale e filosofo Gianni Baget Bozzo

A dieci anni dalla morte, la complessa figura di Gianni Baget Bozzo è ricordata oggi nella Sala della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice (piazza delle Muse 25, a Roma). ‘Un intellettuale del Novecento italiano’, il titolo dell’incontro cui interverranno lo storico Giuseppe Parlato, presidente della Fondazione; lo storico del cattolicesimo politico Giovanni Tassani, il giornalista e saggista Nicola Guiso, il vaticanista Luigi Accattoli, Paolo Sardos Albertini, presidente della Lega Nazionale e il politologo Danilo Breschi. Gianni Baget Bozzo (1925-2009) è stato una figura di primissimo piano nel mondo ecclesiale e politico del secondo dopoguerra italiano. Presbitero e poi sacerdote, fin da studente di giurisprudenza iscritto alla Fuci genovese, si avvicinò al cattolicesimo politico e, alla fine della guerra, partecipò alle ultime fasi della Resistenza. Iscritto alla Dc, fa parte della componente sociale di Dossetti, La Pira e Fanfani. Collaborò in seguito con De Gasperi, Gedda e Tambroni animando, tra l’altro, le riviste ‘L’ordine civile’ e ‘Lo Stato’. Critico degli esiti del Concilio Vaticano II, contrario prima all’apertura a sinistra della Democrazia Cristiana e poi al compromesso storico, negli anni Settanta, in funzione anticomunista, si avvicinò al Psi guidato da Bettino Craxi, nelle cui liste fu eletto per due legislature al Parlamento Europeo. “L’immagine di Gianni Baget Bozzo – sottolinea Tassani – è in effetti rimasta schiacciata su alcuni aspetti dell’ultima fase della sua vita: cosa molto riduttiva della sua intelligenza e del suo impegno. Egli è stato – per citare anche un recente Massimo Cacciari – una delle personalità più complesse della cultura italiana del secondo Novecento, un intellettuale molto significativo, che ha saputo dialogare in ogni direzione. Quindi pare giusto salvarlo da questa riduzione ridicola di consigliere del principe, o di frequentatore pittoresco di dibattiti in tv, da Maurizio Costanzo a Ferrara e Lerner”. Dopo l’esperienza a fianco di Bettino Craxi, ricorda Giovanni Tassani, “Si avvicinò a Berlusconi perché non era convinto che fosse cosa buona consegnare l’Italia a un Pds in parte acerbo e in parte egemonico. Il disegno berlusconiano costituiva, invece, una scommessa di libertà, valore per lui centrale. Quando cominciò a invecchiare venne tenuto a distanza anche da Berlusconi”. “Sulla fase berlusconiana – ricorda Tassani – nutrivo dubbi, però eravamo fraterni amici. Poi con lui riuscivi comunque a vedere l’altra faccia della luna. Anche gli aspetti positivi di quelli che tu consideravi un po’ i tuoi avversari. Scrisse nel ’98 un manifesto culturale per la formazione politica in opuscolo: ‘La cultura politica di Forza Italia. Il liberalismo popolare’. Era un po’ un libro dei sogni, al punto che, salvo qualche punto polemico, mi sentii di poterne condividere la sostanza”. Tassani ricorda bene anche gli ultimi momenti di Baget Bozzo, morto a Genova l’8 maggio del 2009. Il 6 aprile un terremoto devastò l’Aquilano e “il 21 aprile, gli telefonò Berlusconi perché gli preparasse il discorso per il 25 aprile. Rispetto a ciò che aveva scritto Baget il testo fu a Roma un po’ ‘democristianizzato’, però andava bene e volava alto: il più bel discorso che Berlusconi abbia mai fatto, con al collo il fazzoletto della Brigata Maiella. E io ne sono testimone, perché, ospite suo a Genova, mi chiamò e disse: ‘Giovanni, mi ha telefonato Berlusconi, vuole che gli prepari il discorso, ragioniamone insieme’. E un pomeriggio siamo stati lì a conversare e ragionare. Poi lui ha fatto di suo: io gli feci solo da reagente, per facilitare l’elaborazione spontanea delle idee. Era lucidissimo. Quella mattina stessa aveva saputo scrivere quattro articoli, per altrettante diverse testate, quasi certamente su argomenti diversi. Pensai allora che si fosse davvero ripreso. E invece pochi giorni dopo ricevetti la telefonata in cui mi si comunicava che era morto nel sonno”.
Redazione
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