venerdì, Aprile 26, 2024

Luciano Violante smentisce il prefetto Mario Mori: “Mi chiese un colloquio riservato con Vito Ciancimino”

“Mori sostiene di non avermi mai chiesto un colloquio riservato con Vito Ciancimino, io lo ricordo con precisione’. A parlare è l’ex Presidente della Camera Luciano Violante, che sta deponendo al processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia. Violante smentisce così le dichiarazioni del Prefetto Mario Mori, imputato nel processo per minaccia a corpo politico dello Stato. “Sia il Prefetto Mori che io ricordiamo tre incontri – spiega ancora Violante in aula – Io colloco questi incontri in un periodo che va dai primissimi giorni dell’ottobre 1992 al 26 ottobre dello stesso anno. Il Prefetto Mori sostiene che si sarebbero tenuti il 20 ottobre, il 29 ottobre e il 4 novembre. Egli sostiene di avermi comunicato già il 20 ottobre della intenzione di Ciancimino di venire in Commissione antimafia”. “Io sostengo – dice ancora – che egli mi avrebbe comunicato questa intenzione solo dopo il 22 ottobre e prima del 27, data nella quale comunicai all’ufficio di presidenza l’intenzione di Ciancimino, pur non avendo ancora ricevuto la sua lettera, perché informato dall’allora colonnello Mori”. E prosegue: “Mori sostiene dunque di non avermi mai chiesto un colloquio riservato con Ciancimino ma io lo ricordo con precisione”. Per Violante “la Commissione decise che l’audizione di Ciancimino sarebbe venuta soltanto dopo l’audizione dei procuratori distrettuali delle aree più esposte e dopo l’audizione di quei collaboratori di giustizia che potessero essere ritenuti particolarmente utili per tracciare un quadro generale del fenomeno mafioso”. “L’audizione di collaboratori di giustizia era stata in una legislatura precedente deliberata ed effettuata dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo. Decidemmo di seguire la stessa strada anche per la mafia”. Vito Ciancimino “avrebbe potuto avere un proprio specifico interesse a fornire alla Commissione nazionale antimafia elementi devianti”. “A quei tempi la Commissione era ancora priva di un quadro dei rapporti mafia e politica che fosse attendibile e non condizionato dalle appartenenze di ciascuno di noi”, dice poi Violante proseguendo la sua deposizione. Il riferimento è alla richiesta dell’ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino di essere ascoltato dalla Commissione antimafia. “Non volevamo che la Commissione potesse essere utilizzata da questo discutibile personaggio per lanciare messaggi che avrebbero potuto inquinare il nostro lavoro e anche le indagini giudiziarie – dice ancora Violante – Tanto più che nel corso della terza conversazione, quando gli avevo chiesto se l’autorità giudiziaria fosse stata informata, il colonnello Mori mi rispose che non l’aveva informata perché si trattava di un ‘cosa politica’ o di una ‘questione politica’”.
Redazione
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