giovedì, Marzo 28, 2024

Roma, la Procura apre un fascicolo sulla morte del parà di leva Emanuele Scieri, avvenuta all’agosto del 1999

La procura militare di Roma ha aperto un nuovo fascicolo sulla morte di Emanuele Scieri, 26enne siracusano, parà militare di leva, il cui corpo fu trovato il 16 agosto 1999 nella caserma ‘Gamerra’ di Pisa, tre giorni dopo il decesso, ai piedi della torre di asciugatura dei paracadute. Il primo atto di questa indagine riguarda Alessandro Panella, 40 anni di Cerveteri, invitato ieri a comparire nella caserma dei carabinieri della città di residenza dove gli è stato chiesto di prestare il consenso ad un tampone salivare per il campionamento di Dna. Consenso che l’ex caporale ha negato. Lo riferisce il quotidiano “La Nazione”. I carabinieri, dopo aver identificato Panella, l’hanno informato del procedimento a suo carico da parte della giustizia militare per “violenze ad inferiore mediante omicidio in concorso” relativamente alla morte di Scieri. Titolare del procedimento è il pubblico ministero Isacco Giustiniani. La procura militare sulla vicenda si era fatta avanti già nelle settimane scorse quando aveva chiesto la trasmissione degli atti “per competenza e giurisdizione” a quella pisana. Una richiesta basata sul fatto che i presunti autori del fatto e la vittima all’epoca erano militari e che tra di essi c’era differenza di grado (tutti superiori in comando rispetto alla vittima): in questo caso si applicano le norme del Codice penale militare di pace. La morte di Scieri è un giallo lungo due decenni che, nell’agosto del 2018 e sulla spinta degli esiti della commissione parlamentare d’inchiesta, ha visto una prima svolta: la procura di Pisa – guidata dal procuratore capo Alessandro Crini – dopo una serie di approfondimenti indaga, per omicidio volontario, tre commilitoni del 26enne siracusano trovato morto. Quella sera del 13 agosto di vent’anni fa – secondo l’accusa – Scieri sarebbe stato vittima di atti di nonnismo: sarebbe stato prima picchiato e poi spinto a salire sulla torre alta dieci metri, e una volta in cima, ci sarebbero state anche pressioni con gli scarponi sulle nocche delle dita del giovane. Di qui la caduta e la fuga dei caporali che avrebbero lasciato il 26enne agonizzante. I soccorsi negati sarebbero la ‘pistola fumante’ che gli inquirenti pisani – in attesa delle ultime consulenze per chiudere l’indagine – mettono in mano ad Alessandro Panella, Luigi Zabara e Andrea Antico. Ma un nuovo filone ora è partito anche da Roma.
Redazione
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