Il 30 novembre del 1979 usciva in tutto il mondo il doppio disco della band britannica: storia del ‘concept album’ scritto da Roger Waters per esorcizzare le sue angosce personali
“Il rock and roll sta diventando avidità nascosta sotto forma di intrattenimento, proprio esattamente come la guerra è diventata avidità nascosta sotto forma di politica”
(Roger Waters)
di Alessandro Ceccarelli
Sembra ieri l’altro, eppure sono passati quattro decenni dall’uscita di uno dei dischi che ha segnato la storia del rock. “The Wall” dei Pink Floyd fu pubblicato il 30 novembre del 1979: se da un lato è probabilmente la summa artistica e concettuale della band inglese è anche il canto del cigno: è infatti l’ultima testimonianza sonoro di Waters, Gilmour, Wright e Mason. Già durante le registrazioni il tirannico bassista licenziò il tastierista. Dopo i trionfi in tutto il mondo con concerti faraonici anche del punto di vista scenografico e un film diretto da Alan Parker nel 1982 i Pink Floyd come gruppo si sbriciolarono sotto l’immenso dolore di Roger Waters per la perdita del padre. La rabbia del principale compositore del gruppo era già esplosa nel precedente “Animals” (1977): il musicista maturò la sua avversione verso le ciniche e spietate leggi del business della musica e distrusse definitivamente la sua band.
Il “Muro” angoscioso di Waters: l’assenza del padre
“The Wall” dei Pink Floyd oltre ad essere l’album doppio più venduto di tutti i tempi (oltre 33 milioni di copie) è uno dei lavori più ambiziosi e sofferti della musica rock. Si può affermare che sia in realtà il primo disco solista di Roger Waters, in quanto totale autore dei testi e titolare del 90 per cento delle musiche scritte. E’ anche il disco che segnò l’inizio della profonda crisi interiore del bassista e della rottura con gli altri tre membri della celebre band britannica. Waters concepì “The Wall” come una sorta di terapia per cercare di risolvere i suoi problemi che avevano origine dall’infanzia. Il musicista non aveva mai superato il trauma di essere cresciuto senza il padre. Eric Fletcher Waters, morì infatti durante le drammatiche fasi dello sbarco alleato ad Anzio nel gennaio del 1944. Il piccolo Roger aveva appena quattro mesi. Nel disco il compositore racconta i suoi traumi durante l’infanzia; il conflittuale rapporto con la madre, i problemi durante il periodo scolastico, le difficoltà nella vita sentimentale con due matrimoni falliti. Quando Roger Waters raggiunge il successo internazionale con i Pink Floyd, cercò sempre di nascondere le sue debolezze e le sue paure dietro un apparente atteggiamento sprezzante e autoritario. I suoi testi erano pervasi da un cupo pessimismo e della paura per il successo (“The Dark side of the moon”); dal timore della follia e dell’assenza (“Wish you were here”) e dalla feroce critica nei confronti del conformismo della società inglese (“Animals”). L’idea di “The Wall” nacque in Waters da uno spiacevole episodio accaduto durante un concerto alla fine della lunga tournèe dell’album “Animals”. In quel concerto del luglio del 1977, Waters perse la testa e sputò in faccia ad un giovane fans in prima fila che urlava come un folle. Il gesto fece sprofondare il musicista in una profonda crisi personale. Anche durante le tese registrazioni di “Animals” i rapporti tra Waters e il tastierista Richard Wright, si deteriorarono profondamente. Il bassista non apprezzava più il modo di suonare del pianista arrivando alla clamorosa decisione di eliminare dall’album tutti gli spunti compositivi del compagno. Finiti i concerti per “Animals” i componenti dei Pink Floyd non si frequentarono per diversi mesi. David Gilmour e Richard Wright registrarono i loro primi lavori solisti, mentre Roger Waters iniziò a scrivere di getto la storia di “Pink”, che sarebbe poi divenuto il monumentale concept album “The Wall”.
Le registrazioni furono lunghe, complesse e molto costose