mercoledì, Aprile 24, 2024

Accuse di aver copiato la tesi di laurea, il ministro Azzolina si difende: “Giudicati per il mio lavoro, su di me dette una valanghe di bugie”

“Giudicatemi per il mio lavoro, solo per quello”. E’ l’invito che il ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, lancia al termine di un lungo video pubblicato su Facebook in cui replica alle accuse di plagio sulla relazione di tirocinio della Ssis. “Parlare di plagio – afferma – è semplicemente ridicolo. Chi ha voluto tirare fuori questa storia ha preso un granchio colossale. Mi dispiace solo perchè ho visto una forma di vero accanimento nei miei confronti. E anche tanta superficialità e spregiudicatezza da parte di chi l’ ha rilanciata e gonfiata senza verificare. A danno della mia immagine”. “Ho aspettato a parlare in questi giorni – spiega Azzolina – perchè mi trovavo ad Auschwitz, con gli studenti, per il Viaggio della Memoria. Non mi pareva il caso di farlo da li’ . Quest’anno – sottolinea – era particolarmente importate – precisa – perchè lo scorso anno il ministro della Lega non si è presentato. Credo l’unica volta che accade da quando esiste il Viaggio della Memoria. Durante il viaggio purtroppo ho dovuto rispondere alle bugie di Matteo Salvini, che sosteneva che io avessi copiato la mia tesi di laurea. Niente di più falso”. A tirare fuori la storia, ricorda Azzolina, “è stato un professore universitario, lo stesso che mi ha giudicato al concorso da dirigente scolastico e che, poche ore dopo il mio esame orale, ha pensato bene di pubblicare sulla sua pagina Facebook il mio risultato e quello degli altri candidati. Credo in palese violazione della deontologia professionale. Non contento, ha raccontato sulla stampa l’ esito di quell’ esame riportando una serie di falsità . Per esempio ha detto che io non avevo risposto (lo cito) a “nessuna delle domande d’ informatica, al punto da strameritarsi uno zero”. Faccio presente, che la domanda era una e soltanto una. Non mi pare un’ imprecisione da poco. E, ridicolizzando il mio orale, mi ha buttato in pasto agli odiatori di Matteo Salvini su Facebook. Sono stata ricoperta di frasi sessiste. E’ lo stesso professore che da giorni ha inondato, letteralmente inondato, le sue pagine social di post contro di me”. Lo stesso, aggiunge, che la ha accusata di aver copiato “il 50% della mia cosiddetta tesina. E quindi accusata di plagio, e il plagio è un reato. Primo – chiarisce – quella non è una tesi di laurea, non è una tesi di dottorato, non è un’ abilitazione, ma non è neanche una tesina. E’ una relazione conclusiva del tirocinio fatto durante il corso”. In sostanza “non si tratta di un lavoro di ricerca, come si fa con una tesi di dottorato per esempio, in cui si deve dimostrare un’idea originale e magari puntare ad una pubblicazione su una rivista scientifica. Questa è una cosa diversa: è il resoconto del lavoro fatto durante il tirocinio dentro una classe”. La relazione, spiega Azzolina, “è strutturata cosi: c’è una prima parte di introduzione e poi, i 3/4 del lavoro sono sul tirocinio. Ad essere valutata non è la relazione in sè, ma l’orale che parte da quel lavoro. Chi mi accusa ha segnalato quattro frasi, che sarebbero la prova di un reato di plagio, tutte contenute nelle prime pagine introduttive. Ebbene, le parti ‘incriminate’ sono semplicemente definizioni. Prese da manuali diagnostici che sono i testi di riferimento assoluto, in pratica le Bibbie, del settore. Questo per dire che sono testi noti e arcinoti nell’ ambiente. E queste frasi sono appunto definizioni oppure elenchi, elencazioni tipologiche, per esempio: i vari gradi del ritardo mentale, oppure l’elenco delle cause di una malattia. E’ praticamente impossibile insomma voler far passare queste porzioni di testo per una presunta idea originale rubata a qualcun altro”. Un po’ come, esemplifica, “se io domani scrivessi in un testo che la Terra gira intorno al Sole, senza citare Galileo Galilei”. Per di più “c’è una legge che disciplina queste cose. L’articolo 70 di questa legge sul diritto d’autore dice che: se tu prendi, senza citarlo, un passaggio di un manuale, non è da considerarsi plagio se il lavoro in questione, cioè la tesina, “non costituisce concorrenza all’ utilizzazione economica dell’opera originale”. “In parole povere: la mia relazione della Ssis, in cui parlo del lavoro fatto in classe con una ragazzina con disabilità , deve diventare secondo qualcuno un prodotto concorrenziale alla bibbia internazionale di riferimento del settore? E questo perche’ ci sono riportate, nell’introduzione, quattro definizioni mediche? Stiamo veramente parlando di questo?”. Infine, “ieri un altro giornale ha fatto un test con un software che viene usato in ambito accademico proprio per verificare se i lavori contengono delle copiature. Il risultato e’ che nella mia relazione, semplicemente, non c’è alcun plagio. E l’ hanno analizzata tutta, non le prime tre pagine”. “Per me – aggiunge – questo è un capitolo chiuso, non porto rancore né con chi ha sollevato il caso, né con chi lo ha superficialmente rilanciato. Anche perche’ ho intenzione di parlare d’altro, delle cose che ci sono da fare per la scuola. E sono gia’ al lavoro. Mi aspetto delle scuse. So già che non arriveranno. Vado avanti fiera del mio percorso di studi e del fatto di essere una docente e una futura dirigente scolastica. Una cosa, però, non tollero: a causa di queste bugie sono stata definita un cattivo esempio per i ragazzi. E’ grave e scorretto. Questo è l’aspetto che più mi ha addolorato. Perché – sottolinea – sono un’insegnante e nulla è più prezioso per me degli studenti. Molti dei miei ex alunni mi scrivono quotidianamente. Non accetto di essere additata come un cattivo esempio. O, peggio una bugiarda. Adesso – conclude – giudicatemi per il mio lavoro, solo per quello”.
Redazione
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