giovedì, Aprile 25, 2024

Quirinale, i primi cinque anni della presidenza di Sergio Mattarella

Quinto giro di boa per Sergio Mattarella. Il 31 gennaio del 2015 ci fu la sua elezione alla Presidenza della Repubblica. Un mandato cominciato in sordina, come molti altri suoi predecessori, ma che negli ultimi anni ha assunto sempre maggiore protagonismo sui grandi temi della vita civile, sulle linee guida della tradizionale politica estera italiana e sul dialogo costante con il governo e soprattutto con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Il Capo dello Stato si appresta ad affrontare gli ultimi due anni di presidenza con la speranza che l’Italia resti definitivamente fuori dalle agitate acque delle tempeste finanziarie e riesca finalmente a uscire dalle secche della crisi economica. Molti guardano a lui come punto di riferimento, altri già cominciano a pensare al dopo, all’appuntamento per l’elezione del suo successore, la cui ricerca comincerà in modo più concreto solo il 1 agosto 2021, quando inizierà il semestre bianco. Un po’ per indole un po’ per scelta, anche l’attuale inquilino del Quirinale si era ritagliato nei primi tre anni un profilo non interventista e poco mediatico, perlomeno in apparenza, autodefinendosi “arbitro” tanto meno presente quanto più i giocatori sanno essere leali nel gioco. Ma le linee di condotta che nella prima fase avevano fatto pensare a un presidente silente e notarile, nascondevano già in nuce diverse sfaccettature che hanno sorpreso i più. E la mente di tutti corre al durissimo ‘no’ contro cui si è infranta la nomina di Paolo Savona a ministro dell’Economia, alla profondità della moral suasion che ha riportato il governo giallo-verde al tavolo della trattativa con Bruxelles, alla mano ferma con cui ha tenuto la barra delle linee della tradizione della politica estera italiana. Coesione, memoria, dialogo, responsabilità, europeismo critico, atlantismo e multilateralismo, sono tra le parole guida del Presidente che ha più volte messo al centro dell’identità nazionale il valore della comunità, il rispetto per l’altro, l’inclusione, la lotta a indifferenza, razzismo, nazionalismi esasperati. Valori che sono il Dna dell’Italia e anche dell’Europa, che va riformata ma salvata e anzi rilanciata, come tutte le principali istituzioni multilaterali. Perché nessun paese da solo, sostiene il Presidente, può pensare di vincere le sfide della storia. Con tre governi formati all’attivo (Gentiloni, Conte I e Conte II), Mattarella ha interpretato il suo ruolo istituzionale dosando l’applicazione della Costituzione, lo studio dell’operato dei suoi predecessori, un pizzico di buon senso e un rigore sui principi che molti non si attendevano così inflessibile. Al banco di prova del rebus creato dal risultato delle elezioni politiche del 2018, il Presidente ha risposto con un lungo lavoro di analisi quasi matematica, riuscendo, dopo la crisi più lunga della Repubblica, a battezzare la nascita del governo giallo-verde. Con momenti aspri di confronto e scontro nei tre mesi al voto al giuramento, culminati con la minaccia, poi rientrata, di impeachment da parte del M5s e con il veto presidenziale posto alla nomina dell’euroscettico Paolo Savona a ministro dell’Economia. Ma è stato soprattutto sul fronte internazionale che il Capo dello Stato ha voluto tenere fermi i pilastri della politica estera italiana, basata su europeismo, atlantismo, multilateralismo e dialogo a 360′. Citando recentemente il predecessore Carlo Azeglio Ciampi ha ricordato ai governi che il garante dei trattati internazionale è il Presidente ed ha ricordato che essi devono informare il Quirinale prima di ogni scelta di politica estera perché va preservato “il contributo di garanzia del sistema delle alleanze e delle relazioni internazionali assicurato dalla Presidenza della Repubblica”. Anche su questo la presidenza Mattarella riserva alcune sorprese. Di poche parole, pur non volendo intervenire ogni giorno nel dibattito politico, è uno dei presidenti più loquaci, nel senso che ha al suo attivo un numero di discorsi e messaggi scritti nettamente superiore a quello del suo predecessore. Inoltre è stato il primo capo dello Stato a ‘sbarcare’ sui social, costruendo un rapporto quasi diretto con i giovani follower e facendo registrare sulle sue ‘pagine’ centinaia di migliaia di contatti a ogni intervento. Una presenza che è divenuta notizia sia durante lo scontro sul caso Savona, sia con i milioni di contatti registrati sul discorso di Fine anno. Mattarella nel suo mandato ha intensificato l’attività di divulgazione e di apertura del Quirinale ai cittadini già avviata da Napolitano, aumentando i giorni e gli itinerari della visita del palazzo, ospitando diverse mostre e aprendo le porte anche di villa Rosebery e di Castelporziano. Ha tagliato molti benefit ai funzionari al vertice della Presidenza della Repubblica, tra cui il diritto agli alloggi di servizio, trasformando i 43 appartamenti di palazzo San Felice, a due passi da Fontana di Trevi, nella Biblioteca nazionale di archeologia e storia del’arte. Ma basandosi sui numeri del suo primo quadriennio, ecco un profilo della presidenza di Sergio Mattarella, che sempre Cassese dipinge come “impegnato nel mantenere un rapporto con il Paese, probabilmente preoccupato del distacco tra Paese reale e Paese legale”. “L’impegno di tutti deve essere rivolto a superare le difficoltà degli italiani e a realizzare le loro speranze” ha detto il Presidente nel suo discorso di insediamento il 3 febbraio 2015. La sua candidatura nacque pochi giorni dopo le dimissioni di Giorgio Napolitano, nel gennaio 2015, dopo uno storico doppio mandato durato nove anni: il premier era Matteo Renzi, che era anche il nuovo segretario del Pd. Fu Renzi ad avanzare la candidatura di Sergio Mattarella, all’epoca giudice della Corte costituzionale, 73 anni con un passato da ministro e vicepremier. Il Parlamento disse sì, il 31 gennaio, con 665 voti espressi da Pd, Sel, Ap e Scelta civica, ma con il No di Forza Italia, Lega e M5s. Ma ecco, dati alla mano e in base alle funzioni stabilite dalla Costituzione agli articoli 87 e 88, e comunque in tutte le 19 volte in cui la Carta cita il ruolo del capo dello Stato, la sua presidenza vista attraverso i numeri. Sergio Mattarella, nato a Palermo il 23 luglio 1941, è vedovo, ha tre figli e sei nipoti con cui passa molto del suo tempo libero ma è legatissimo a tutta la famiglia e in particolare ai figli e ai nipoti di suo fratello Piersanti, assassinato dalla mafia nel 1980. Avvocato e docente di diritto parlamentare all’Universita’ di Palermo, scende in politica dopo l’assassinio del fratello. Milita nella Dc, poi nel Ppi, nella Margherita e nell’Ulivo. Ministro dei Rapporti con il Parlamento, dell’Istruzione e della Difesa, vicepresidente del Consiglio, lascia il Parlamento nel 2008 non ricandidandosi alle elezioni. È eletto giudice della Corte costituzionale il 5 ottobre 2011. Viene eletto Presidente della Repubblica il 31 gennaio 2015. Mattarella, tra discorsi pronunciati e messaggi scritti, ha al suo attivo oltre 1000 dichiarazioni, compresi i messaggi ai congressi delle associazioni, dei sindacati, dei partiti, in occasione di anniversari o ai Capi di Stato su eventi dei loro paesi. Tra i suoi discorsi più significativi, oltre a quello di insediamento, va ricordato quello pronunciato agli State of the Union a Fiesole il 10 maggio, nel quale ha delimitato i perimetri di politica estera dell’Italia. Poi quello pronunciato a Dogliani ricordando la figura di Luigi Einaudi in cui ha delimitato e soprattutto confermato i poteri del presidente della Repubblica. Nel corso dei tre anni e mezzo Mattarella ha anche voluto ristabilire alcuni punti fermi della sua presidenza, veri e propri valori fondanti della Repubblica: la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione e il rispetto delle radici antifasciste. Il 25 gennaio 2018, nel Giorno della memoria, ospitando per la prima volta al Quirinale la neosenatrice a vita Liliana Segre, il Capo dello Stato ha speso parole definitive sul fascismo: “Le leggi razziali rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebil
e, una pagina infamante della nostra storia”. E anche nel Giorno della memoria 2020 ha affermato che non ci possono essere “un colpo di spugna sul passato”. Pochi giorni prima era stato alla cerimonia per il 75′ anniversario della liberazione di Auschwitz, insieme ad altri 40 capi di Stato allo Yad Vashem di Gerusalemme. Ma tra i discorsi a cui tiene maggiormente ce n’è uno che non ha avuto la ribalta dei media ed è quello rivolto all’abbattimento delle barriere architettoniche: “L’abbattimento delle barriere di ogni tipo – ha detto il 3 dicembre 2017 – è premessa all’esercizio di molti diritti ed è, inoltre, condizione per sfidare e superare i nostri limiti”. Non ha inviato finora alcun messaggio alle Camere. Mattarella cerca infatti di evitare ogni atto che non abbia un risultato possibile e ha quindi studiato i precedenti osservando che spesso ai messaggi alle Camere non è corrisposto un effettivo impegno legislativo del Parlamento. Ha però commentato alcune leggi, pur avendole firmate, per chiedere una loro migliore definizione e, a volte, una correzione. Tra queste i due decreti sicurezza e la legge sulla legittima difesa. Mattarella ha sciolto le Camere una sola volta, alla scadenza naturale. Nel dicembre 2017, a pochi giorni dalla data prevista dalla legge, ha sciolto le Camere per indire nuove elezioni il 4 marzo 2018. Subito dopo il referendum costituzionale del dicembre 2016, nonostante le richieste di Matteo Renzi, non ha sciolto le Camere avendo considerato un rischio di instabilità il ritorno alle urne con due sistemi elettorali diversi e disomogenei. Alla fine i partiti si sono convinti della necessità di una riforma ed hanno approvato il Rosatellum. Dopo le elezioni del 4 marzo, durante il lungo stallo, ha respinto le richieste dei partiti, più o meno sincere, di sciogliere le Camere mai entrate nel pieno delle loro funzioni: “Sarebbe la prima volta nella storia della Repubblica – ha sottolineato lo stesso presidente – che una legislatura si conclude senza neppure essere avviata. La prima volta che il voto popolare non viene utilizzato e non produce alcun effetto”. Un rischio sventato dopo 88 giorni di crisi quando il presidente ha incaricato Giuseppe Conte.
Redazione
Redazione
La nostra linea editoriale è fatta di format innovativi con contenuti che spaziano dalla politica allo sport, dalla medicina allo spettacolo.

Articoli correlati

Ultimi articoli