giovedì, Marzo 28, 2024

Coronavirus, a Milano le aziende impongono lo smart working

L’emergenza coronavirus non ferma le imprese e la parola d’ordine per i dipendenti è smart working. Nelle aziende si ritiene che “il lavoro deve andare avanti”, salvaguardando e tutelando la salute delle “persone che rappresentano la priorità”. Nei palazzi delle grandi aziende sono state attuate tutte le misure precauzionali, informando i dipendenti sulle “norme comportamentali” da adottare. Nei negozi di CityLife a Milano, l’area dove si trovano anche le torri di Allianz, Generali e Pwc, si registra un numero di clienti inferiore alla media giornaliera, complice anche la scelta di molti di lavorare da casa. Nella piazza antistante il centro commerciale ogni tanto si scorge qualche mamma che stringendo la mano al figlio attraversa rapidamente la strada. Ridotta anche l’attività dei riders che lavorano con gli esercizi commerciali della zona per le consegne a domicilio. E un segno che sia lunedì diverso lo si vede anche nell’ampio parco sotto le torri dove, nonostante il clima primaverile, le panchine restano vuote all’ora del pranzo. Nella torre di Generali la presenza dei dipendenti è leggermente inferiore alla media, con molti che hanno accolto l’invito ad adottare lo smart working. Costituita una task force che sta monitorando l’evolversi della situazione. All’ingresso della torre è stata offerta la possibilità di misurare la temperatura corporea. Sono alcuni dipendenti a commentare la giornata con una “presenza simile a quella di un normale venerdì di un ponte lungo”. Analoga situazione anche nella torre di Allianz dove il 50% dei 2.600 ha deciso di lavorare da casa. Chiusi il bar al ventitreesimo piano, le mense e la palestra. Nella sede di Axa a Milano, l’85% dei 900 dipendenti ha scelto di lavoro agile. Nei palazzi della city milanese si assiste a diversi orientamenti con gli uffici Credit Suisse quasi vuoti e quelli di Mediobanca con tutto il personale presente. In Unicredit, dove lo smart working è già una realtà da diversi anni, è stato consigliato ai dipendenti di lavorare da casa. Per limitare i rischi del contagio, l’Eni ha deciso di limitare le trasferte del personale in Italia e all’estero. Modalità di lavoro agile, invece, per mille dipendenti di Snam nelle regioni di Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. La società sottolinea che la “salute e la sicurezza delle persone è priorità”. Situazione analoga per Aon, primo gruppo in Italia per la consulenza dei rischi e delle risorse umane. Lo smart working è stato adottato anche per 74 dipendenti di Saipem, residenti o domiciliari nei comuni interessati dal contagio. Tra le migliaia di impiegati che lavorano da casa c’è Mariangela, dipendente di una grande società milanese. Con l’allarme per il coronavirus lo “smart working – afferma – mi consente di lavorare con serenità da casa e senza rischi”. La lavoratrice, iscritta alla Cisl, sposata e mamma di un ragazzo, ritiene che le aziende hanno preso una “decisione giusta – aggiunge – che va incontro ai lavoratori. L’unica cosa che mi manca è il contatto con i colleghi di lavoro”.
Redazione
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