giovedì, Marzo 28, 2024

Emergenza coronavirus, l’Italia ha acquistato 300 milioni di mascherine per la Protezioni Civile e per il personale medico

L’Italia ha acquistato 300 milioni di mascherine e i dispositivi “arriveranno progressivamente nei magazzini della protezione civile e verranno distribuiti con il criterio che abbiamo concordato con la totalità delle regioni, anche per garantirci assoluta trasparenza ed evitare asimmetrie”. Lo ha detto il commissario Domenico Arcuri in conferenza stampa sottolineando che con questi numeri è stata “consolidata una sufficiente quantità di dispositivi”. Inoltre, ha aggiunto Arcuri, ieri è stata consegnata una “quantità sufficiente di mascherine all’ordine dei medici”. ” Pensiamo – ha concluso – che anche loro devono essere dotati di una sorta di ‘magazzino di scorta’, in modo da poter sopperire o aggiungere dotazioni che vanno direttamente a loro”. “Abbiamo fatto molti passi avanti nella produzione nazionale di mascherine in una settimana. Le prime 25 aziende della filiera della moda da ieri producono 200 mila mascherine chirurgiche al giorno. Hanno un piano per andare a 500 mila al giorno la prossima settimana e a 700 mila quella successiva; le aziende del settore dell’igiene personale da ieri fanno 250 mila mascherine al giorno, arriveranno a 400 mila la prossima settimana, a 750 mila quella successiva”. “Stiamo inviando dispositivi soprattutto al centro-nord, ma pensiamo anche alle regioni del sud. Cerchiamo di mantenere queste due leve. Negli ultimi 3 giorni abbiamo distribuito 290 ventilatori alle regioni, nei prossimi 3 giorni contiamo di distribuirne altri 599, il 40% di quanto distribuito finora. A ieri abbiamo distribuito 1.237 ventilatori polmonari. Con forniture così massicce andiamo anche verso sud, che dobbiamo assolutamente evitare si trovi in condizioni simili a quelle delle regioni del centro-nord più colpite dal coronavirus”. “Sono dotazioni massicce, ma ancora non riusciamo a raggiungere tutti i target: spero che la prossima settimana anche i farmacisti verranno riforniti di dispositivi di protezione” precisa Arcuri. Il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, chiederà poteri straordinari per gestire l’emergenza Coronavirus. Lo ha annunciato al Consiglio regionale, in videoconferenza. “Con le regole vigenti in condizioni normali – ha detto – tra due anni siamo ancora qui. Per agire in tempi rapidi, come è assolutamente necessario, abbiamo bisogno di poteri straordinari, come è stato fatto per la ricostruzione del Ponte Morandi”. “Chiedo al Consiglio regionale – ha aggiunto – di valutare l’approvazione di un documento perché io possa chiedere al Governo poteri straordinari. Senza averli rischiamo che tutto il lavoro venga ritardato, ma i tempi sono di grande urgenza. Se non allentiamo regole, soprattutto in vista della ricostruzione per il dopo – ha concluso – rischiamo di trovarci pericolosamente impantanati nella burocrazia”. Il Piemonte prorogherà oltre la scadenza del 3 aprile le ordinanze con le misure di contenimento del Coronavirus. Lo ha annunciato il governatore Alberto Cirio parlando all’Aula del Consiglio regionale, riunita oggi in videoconferenza. La nuova scadenza potrebbe essere fissata al 14 o al 20 aprile. La decisione sarà presa probabilmente giovedì, dopo un incontro fra Cirio e i capigruppo. “Abbiamo fatto una scelta di rigore fin dall’inizio – ha spiegato Cirio – e così siamo andati avanti. Abbiamo avuto un grande rigore, mai in tono polemico, adottando misure più restrittive di quelle nazionali. Abbiamo ancorato tutte le misure alla data del 3 aprile, ma ora è evidente che questa data non potrà essere rispettata”. “Tornare a normalità il 3 aprile – ha sottolineato – sarebbe una follia. Si tratta ora di vedere per quanto tempo prorogare le misure. Chiedo che venga convocata una riunione dei capigruppo giovedì. In quella occasione darò un resoconto delle posizioni del Governo e delle Regioni, per decidere se arrivare come qualcuno ipotizza al giorno dopo Pasquetta o al lunedì successivo”. Presentato a Milano il nuovo ospedale realizzato in Fiera – “Abbiamo fatto una promessa e l’abbiamo mantenuta”. Lo ha scritto Guido Bertolaso in un messaggio letto alla presentazione dell’ospedale Fiera Milano costruito in 10 giorni per l’emergenza Coronavirus. Un ospedale “specialistico”, ha scritto, che potrà essere “replicato a livello nazionale e internazionale”. E ancora: “Fiero di essere italiano, quando il Paese chiama io rispondo”. Bertolaso, che nei giorni scorsi è stato ricoverato per Coronavirus, ha scritto nel messaggio, letto da un suo delegato, che quello a Fiera Milano non è un “un ospedale da campo, non è un lazzaretto”, ma una struttura specialistica che mette al centro “la figura del paziente” grave colpito da Covid 19. Un ospedale realizzato, ha aggiunto, “in tempi inconsueti e insperati”. E la scelta di Fontana di farlo “ha assunto un carattere esemplare”. E ancora: “al grido di aiuto dell’Italia si risponde, anche se con rischi a cui sapevo che avrei potuto andare incontro”. E’ una struttura ospedaliera a tutti gli effetti, non un ospedale da campo” e ospiterà “il più grande reparto di terapia intensiva d’Italia”. Lo ha sottolineato Ezio Belleri, direttore generale del Policlinico di Milano che gestirà l’ospedale realizzato in Fiera a Milano. L’ospedale “rappresenta uno strumento fondamentale per combattere la battaglia contro il covid” e “a regime vedrà impiegati 200 medici, 500 infermieri e altre 200 figure professionali”. “E’ una grande sfida”, “un risultato inimmaginabile” frutto di “uno sforzo enorme” e “siamo fieri di gestire una struttura che non ha eguali”, ha concluso Belleri. “Abbiamo fatto in 10 giorni ciò che in maniera ordinaria si fa in qualche anno”. Lo ha detto il presidente della Fondazione Fiera Enrico Pazzali alla conferenza stampa per l’inaugurazione del nuovo ospedale e centro di terapia intensiva a Fiera Milano, realizzato in dieci giorni per l’emergenza Coronavirus. L’ospedale realizzato in Fiera a Milano “sarà il simbolo della battaglia vinta contro il coronavirus e il simbolo della ripresa della nostra regione”: lo ha detto il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana. Ma, ha precisato Fontana, “con una condizione: non abbiamo ancora vinto niente per cui non diffondiamo troppo entusiasmo. La gente deve stare a casa perchè solo così potremo vincere”.
Redazione
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