giovedì, Marzo 28, 2024

LA GRANDE LEZIONE DEL CORONAVIRUS

In questi lunghi giorni di stress e di tormento da Coronavirus, per i pochi fortunati che, come il sottoscritto, risiedono in campagna è di grande sollievo lo spettacolo della natura che sortisce aria più pura e nuovi colori, vita e bellezza. Ritengo però che sia ingannevole pensare che il calo dell’inquinamento da CO2 dovuto al blocco di auto e delle attività sia l’inizio di una grande rivincita per l’ambiente, perché in tal caso si fanno “i conti senza l’oste”, vale a dire che questa infausta circostanza costituisce certo il modo peggiore e meno durevole per ridurre le emissioni e contrastare le varie forme d’inquinamento. Vale la pena di ricordare che la lotta per un Pianeta più pulito e biodiverso si realizza attraverso scelte economiche a livello globale che incrementano settori strategici quali un definitivo passaggio alle fonti rinnovabili, un’agricoltura biodinamica ed ecologica, mobilità sostenibile, senza dimenticare l’assoluta, doverosa difesa dei mari. E se i governi del mondo stanno già pensando al “dopo” per le imprese ed i posti di lavoro, c’è già chi ritiene che questo sia proprio il momento giusto per spingere i politici verso una decisa transizione ad una economia finalmente “verde” e sostenibile. Mi preme ricordare che la Conferenza dell’ONU su “Ambiente e Sviluppo” ( Rio de Janeiro, 1992) ha precisato che lo “Sviluppo sostenibile” indica la possibilità di garantire in un territorio lo sviluppo economico, industriale, infrastrutturale ecc., rispettandone le caratteristiche ambientali, ossia utilizzando (con parsimonia e con rispetto…) le risorse naturali in funzione della capacità delterritorio stesso di sopportare tale uso”,e che comunque “deve tendere ad accrescere salute e benessere collettivo e la solidarietà umana” : tutto questo,quindi,  non solo in tempi di Coronavirus! Indire conferenze e trattati per enunciare principi che devono informare le scelte politiche sul tanto conclamato “Sviluppo sostenibile”, continuando poi ad inquinare tranquillamente l’ambiente da cui dipende strettamente la vita e la salute di uomini, piante ed animali,costituisce una palese, incosciente violazione di quegli stessi principi e, a detta delle menti più illuminate, la prosecuzione di un vero e proprio “ecocidio”, perpetrato soprattutto alla luce dell’attuale timido contrasto al cambiamento climatico. Nell’eventualità che il virus avesse la “bontà” di risparmiarci, riteniamo nostro preciso dovere moltiplicare gli sforzi affinché i leader mondiali si convincano dell’assoluta necessità di cambiare rotta, partendo dal palese fallimento dell’attuale modello di sviluppo fossile e favorendo il buon funzionamento degli ecosistemi naturali, aria e acque pulite, cibo sano, mantenimento e, dove possibile, incremento della biodiversità. Questo nostro Pianeta – che secondo J. Lovelok non è solo una grande sfera di roccia fluttuante inerme nell’universo, ma un gigantesco “organismopulsante di vita e dotato di un proprio metabolismo”- lo difendiamo non solo evitando il contagio col Coivd 19 ma anche e soprattutto astenendoci dal modificare gli ambienti naturali a nostro esclusivo uso e consumo, sostituendovi senza freno ecosistemi umani (terreni agrari e territori urbani), pesantemente inefficienti per la sua autoregolazione e inadatti a mantenere stabili condizioni di vita. Unica consolazione : malgrado quello che si vede ancor oggi, l’intelligenza media dell’uomo aumenta col passare degli anni e noi non possiamo che auspicare che questo, insieme ad una robusta rinascita culturale in senso ambientalista, possa convincere politici e comuni cittadini del mondo che se “Gaia” si ammala (e questa volta il Coronavirus non c’entra…) sarebbe un bel problema per tutti, proprio per tutti.

Valentino Valentini

Redazione
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