giovedì, Aprile 18, 2024

Coronavirus, L’Italia dei tamponi per la diagnosi non è tutta uguale: nella diffusione di questi test restano ancora differenze regionali

L’Italia dei tamponi per la diagnosi di Sars-CoV-2 non è tutta uguale. Nella diffusione di questi test restano ancora differenze regionali. Guardando ai dati più recenti il tasso settimanale più basso si registra in Puglia (è di 2,64 tamponi per 1000 abitanti nell’ultima settimana); quello più alto è nella Provincia Autonoma di Trento (14,14 per 1000 abitanti) e subito dopo in Veneto con 12,78 per 1000 abitanti. Il Lazio si ferma a 4,87%, sotto la media nazionale (6,62 per 1000). Osservando il dato dall’inizio dell’epidemia da coronavirus a livello nazionale il 2,59% della popolazione ha eseguito il tampone. Il valore massimo si registra in Veneto con il 4,64%, il minimo in Campania (0,84%). A fotografare l’andamento della diffusione dei tamponi diagnostici in Italia è la sesta puntata dell’Instant Report Altems Covid-19, il report settimanale dell’Alta scuola di economia e management dei servizi sanitari dell’Università Cattolica (Campus di Roma), il primo nella Fase 2. Il report si basa sull’utilizzo di un set di indicatori per misurare le performance nell’affrontare questa crisi senza precedenti. Il sesto rapporto, informano gli autori, presenta un nuovo set di indicatori utili a monitorare più da vicino l’evoluzione della pandemia nell’ambito della seconda fase, formalmente avviata il 4 maggio con la conclusione del lockdown. Il gruppo di lavoro della Cattolica è coordinato da Americo Cicchetti, ordinario di Organizzazione aziendale nella Facoltà di economia, con l’advisorship scientifica di Gianfranco Damiani e Maria Lucia Specchia del Dipartimento di scienze della vita e sanità pubblica (Sezione di Igiene). Il gruppo si è arricchito della collaborazione del Centro di ricerca e studi in management sanitario della Cattolica (Eugenio Anessi Pessina) e del Gruppo di organizzazione dell’Università Magna Græcia di Catanzaro (Rocco Reina). Le hanno battezzate Usca e ormai sono note a tutti per il loro ruolo nell’emergenza nuovo coronavirus. Le Usca, unità speciali di continuità assistenziale, team di camici che intervengono sui pazienti Covid di gravità ‘intermedia’, gestiti al domicilio coprono ad oggi il 31% della popolazione nazionale, secondo il report settimanale. Le Usca hanno un ruolo importante per i pazienti a casa, che hanno un bisogno di monitoraggio che non può essere assolto solo con un contatto telefonico ma che ancora non necessitano di un trasporto in ospedale. Il picco di copertura si registra in Emilia Romagna (91% della popolazione coperta), seguita dalle province autonome di Trento e Bolzano (84%) e l’Abruzzo con il 69%. La Lombardia copre con le Usca il 20% della popolazione, il Veneto ha raggiunto una copertura del 49%. La Regione Lazio, tra le ultime a dare il via allo strumento, ha già raggiunto una copertura del 34% della popolazione in 2 settimane e “la sua azione – rilevano gli autori del report – appare sinergica con quella avviata dai medici di medicina generale supportati dall’app DoctorPlus Covid-19”.
Redazione
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