Sale nuovamente il bilancio degli arresti per le proteste di oggi a Hong Kong, ora più di 300. Lo conferma la polizia nell’ultimo aggiornamento. Tra le ultime operazioni registrate c’è quella che ha portato a cinquanta arresti nell’area di Wan Chai, sull’isola di Hong Kong. Gli arresti sono avvenuti in varie parti della città, dove oggi si protesta contro la legge sull’inno nazionale, di cui si discute oggi all’Assemblea Legislativa, il Parlamento di Hong Kong, e che può portare anche a pene detentive per i trasgressori. Tra i reati più contestati ai manifestanti pro-democrazia c’è il possesso di armi offensive o di altri strumenti per uso illegale e partecipazione ad assemblea non autorizzata. La mattina è stata segnata da una forte presenza della polizia attorno al palazzo dell’Assemblea Legislativa, il Parlamento della città, dove oggi si tiene la seconda lettura della legge. Molti degli arrestati hanno tra i 14 e i 40 anni, per reati che riguardano il possesso di armi offensive – tra cui tre bombe Molotov – o uso illegale e guida pericolosa. Con il blocco delle strade davanti alla sede dell’Assemblea Legislativa, i manifestanti si sono riuniti nell’area di Causeway Bay, dove la polizia ha chiesto loro di disperdersi. Gli agenti hanno usato pallini al pepe per disperdere i manifestanti, mentre le tensioni appaiono in crescita nel primo pomeriggio, ora locale. Nelle scorse ore Donald Trump ha parlato di una risposta “molto forte” all’approvazione della legge da parte dell’Assemblea Nazionale del Popolo cinese, che ha innescato le proteste. Da Pechino un commento secco per bocca del portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian: quella di Hong Kong è una questione interna della Cina, che prenderà “necessarie contromisure” contro le interferenze straniere.
