mercoledì, Aprile 24, 2024

Occupazione, con due mesi di lockdown persi 400mila posti di lavoro

Le preoccupazioni delle famiglie sembrano più che altro concentrate sulla situazione presente e sul contesto generale. Tengono meglio gli umori riferiti a quel che accadrà nei prossimi mesi e ciò che attenete la sfera individuale. “Il confronto dei dati di maggio con quelli relativi a marzo segnala – scrive l’Istat – flessioni per tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori; la diminuzione è marcata per il clima economico e corrente mentre il clima personale e quello futuro registrano diminuzioni contenute. Il clima economico passa da 94,4 a 71,9, il clima personale cala da 102,4 a 100,9, il clima corrente cade da 104,8 a 95,0 e il clima futuro decresce solo lievemente, passando da 93,3 a 93,1”. Sul lavoro, spiega il direttore per la produzione statistica Istat, Roberto Monducci, si stima “che in media d’anno l’impatto del lockdown sia di quasi 2 punti di valore aggiunto e di 2,2 punti di occupazione, per poco meno di 400 mila occupati. La limitazione delle attività produttive fino a tutto aprile determinerebbe su base annua una riduzione dei consumi del 4,1%, del valore aggiunto dell’1,9%, con un’impatto sull’occupazione in base d’anno di circa 385 mila occupati”. Le donne occupate sono presenti in molti settori classificati a medio e ad alto rischio rispetto alla possibile esposizione al virus: sulla base della classificazione fornita dall’Inail sui diversi gradi di rischiosità dei settori in cui si opera, si stima che gli occupati uomini lavorino in settori a basso rischio nel 62,9% dei casi, contro il 37% delle donne. Viceversa è più alta la quota di lavoratrici che opera in settori a rischio alto o medio-alto (28% contro 12%)”. A maggio l’indice di fiducia delle imprese, che misura l’umore del tessuto produttivo italiano, non solo crolla, scendendo al minimo storico, ma subisce una riduzione che porta a un suo quasi dimezzamento rispetto ai livelli pre-Covid. Oggi l’Istat stima un indice al 51,1. Tra gennaio e febbraio l’asticella si collocava oltre un valore pari a 99. A dicembre scorso faceva ancora meglio, sopra quota 100. Già a marzo il calo era stato brusco (79,5). Il morale non ha fatto che abbassarsi, quindi. Anche se non sappiamo cosa sia accaduto ad aprile quando l’Istat, proprio a causa delle difficoltà connesse all’emergenza sanitaria, ha dovuto sospendere l’indagine.
Redazione
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