venerdì, Aprile 19, 2024

Allarme del Fondo Monetario Internazionale: “Per il Covid a rischio 100 milioni di posti di lavoro nel mondo”

Per gli autori dello studio infatti il lavoratore ‘smart’ in genere tende ad avere un identikit preciso: giovane, non laureato, con contratti precari il che suggerisce che la crisi del coronavirus “potrebbe esacerbare le disuguaglianze,” visto che l’eterogeneità tra Paesi nelle capacità a lavorare da remoto riflettono il differenziale di accesso alla tecnologia. Da qui la necessità che la politica tenga “conto di queste valutazioni demografiche e distributive sia durante la crisi che dopo”. D’altra parte “l’evidenza delle crisi del passato suggerisce che le perdite di posti di lavoro durante recessioni gravi possono avere effetti prolungati e negativi su salari e sicurezza lavorativa”. L’impatto del Covid di conseguenza ridisegnerà l’offerta dei servizi. “Il cambiamento delle preferenze dei consumatori che si affidano maggiormente all’e-commerce e hanno modificato le preferenze per beni e servizi potrebbe anche avere un significativo impatto futuro sulle prospettive occupazionali e sul modo in cui viene svolto il lavoro” e questo perché “una quota significativa di domanda per servizi al dettaglio, turismo, ristorazione e servizi personali ai quali si è rinunciato durante la crisi potrebbero non tornare mai più”.
Redazione
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