sabato, Aprile 27, 2024

Coronavirus, mix di anticorpi sta dando risultati positivi sull’uomo

In seguito a due studi che hanno esaminato migliaia di anticorpi umani contro Sars-CoV-2 per identificare i candidati più potenti, ora un cocktail di anticorpi monoclonali viene testato sull’uomo negli Stati Uniti. Questo approccio, spiegano gli autori su ‘Science’, è progettato non solo per essere efficace come trattamento, ma anche per proteggere dalla resistenza anticorpale che potrebbe insorgere in risposta alla pressione selettiva di singole terapie anticorpali, già protagoniste di sperimentazioni contro Covid-19. Uno dei lavori, pubblicati su ‘Science’, porta la firma di Alina Baum e Christos A. Kyratsous dell’azienda Usa Regeneron Pharmaceuticals mentre l’altro è firmato dal gruppo di Johanna Hansen di Regeneron Pharmaceuticals. I ricercatori si sono concentrati sugli anticorpi che colpiscono la Spike e impediscono l’ingresso di Sars-CoV-2 nelle cellule ospiti. In un primo studio, il gruppo di Hansen usando topi geneticamente umanizzati e cellule B derivate da pazienti guariti da Covid -19, ha isolato migliaia di anticorpi completamente umani mirati contro il nuovo coronavirus, con varie proprietà e un’attività antivirale. Da questa ‘miniera’ sono state selezionate coppie di anticorpi altamente potenti in potenzialmente in grado di bersagliare il RBD (Receptor Binding Domain) della Spike. In un secondo studio il gruppo di Baum si è focalizzato su quattro di questi anticorpi. Gli autori li hanno testati contro una vasta gamma di varianti del RBD della Spike. Per esplorare ulteriormente il potenziale di questi anticorpi e il rischio di sviluppare una resistenza, gli autori hanno generato uno pseudo virus Sars-Cov-2 (VSV-Sars-CoV-2-S) che esprime la proteina Spike. Coltivando lo pseudovirus con concentrazioni sub-neutralizzanti dei loro anticorpi, i ricercatori hanno visto emergere delle mutazioni, indizio di quelle che potrebbero insorgere mentre la pandemia continua. Per alcune combinazioni dei quattro anticorpi questo fenomeno si è ancora registrato, cessando solo quando gli scienziati hanno usato combinazioni di anticorpi che non erano in competizione fra loro o che erano parzialmente in competizione per legarsi al RBD. Gli autori di entrambi gli studi affermano che i loro dati supportano fortemente l’uso della doppia terapia anticorpale (il cocktail, appunto) in cui sono stati scelti due anticorpi in modo da legarsi a regioni distinte e non sovrapposte del bersaglio virale. “L’inclusione di tali anticorpi in un cocktail – afferma Hansen – può fornire una potenza antivirale ottimale minimizzando le probabilità di fuga del virus”. Il cocktail di anticorpi è ora in fase di sperimentazione in due studi sull’uomo negli Usa.
Redazione
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